Napoli città di carta
a rischio nove palazzi su dieci

Napoli, a rischio nove palazzi su dieci

di Luigi Roano
Napoli città di carta, è la terra dove si sbriciolano un giorno all’improvviso intere facoltà universitarie, come quella di Veterinaria appena una decina di mesi fa, nessun morto perché non era orario di lezioni. O cadono cornicioni che uccidono giovani vite, è il caso della Galleria Umberto dove il crollo di un cornicione fece morire un adolescente di 14 anni colpito in pieno in testa. Una città ingabbiata da migliaia di tubi innocenti perché c’è consapevolezza del pericolo, dove però non esiste una mappa del rischio degli edifici e cosa più disdicevole, il Comune in primis e le associazioni degli inquilini proprietari poi, sono ancora alle buone intenzioni su questo versante. Sullo studio degli stabili, sul consolidamento degli edifici e non si fa nulla per correre ai ripari di fronte al reale e concreto rischio di eventi naturali come un terremoto. Si vive nell’illusione che a Napoli un terremoto non arriverà mai più - dopo quello dell’80 - pur essendo la città a elevato rischio sismico. A Napoli - leggi alla mano - nove edifici su dieci non sono a norma per quello che riguarda la sicurezza antisismica. Con il paradosso che è la città che ospita la facoltà di Ingegneria dove ci sono i maggiori studiosi mondiali in tema di terremoti. I giapponesi - che convivono da sempre con le bizze della terra - vengono da noi a studiare come si fa a limitare i danni che portano la furia dei sismi. La domanda è: cosa sarebbe successo se il terremoto si fosse abbattuto trecento chilometri più a sud invece che nell’alto Lazio?

L’ultima fotografia disponibile degli edifici presenti in città è quella del censimento del 2001 ed è la foto che inquadra come la mancata prevenzione è il principale dei rischi a cui sono esposti i napoletani. È il rischio prodotto dalla mala politica e dalla cattiva amministrazione. Si diceva della fotografia: in città ci sono complessivamente 38.868, di questi 34.206 sono destinati esclusivamente a uso abitativo, solo 19.437 sono considerati in ottimo o buono stato di conservazione, vale a dire appena il 56%. Giova sottolineare che il parametro utilizzato nel censimento non tiene conto del rischio sismico. Si arriva ai nove edifici su dieci che non sono a norma analizzando un altro dato: il 25% degli edifici, vale a dire 9692 è stato costruito prima del 1919 e l’11,95%, 4633, è stato costruito dopo il 1982. L’ultima revisione delle norme antisismiche a cui sono assoggettate gli edifici risale a dopo la tragedia del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia e siamo nel 2012. Basta fare un po’ di conti e si capisce perché il 90 per cento degli edifici adibiti a uso abitazione è a rischio costante di crollo in caso di sisma, e il cento per cento dei palazzi napoletani sono privi della cosiddetta «carta di identità» dove si dovrebbero scrivere i dati delle revisioni e consolidamenti degli stabili. Non c’è la «carta di identità» perché semplicemente non c’è manutenzione e dunque prevenzione. Cosa sta facendo Palazzo San Giacomo per mettere in sicurezza la città? Da quello che trapela si sta cercando con non pochi affanni e tanta buona volontà di stipulare un protocollo con l’ordine degli ingegneri e affidare a loro la redazione della mappa del rischio dei palazzi. I fondi per il progetto Sirena che sta per ripartire, dovrebbero costituire una buona opportunità anche per svegliare i proprietari degli edifici e delle case troppo pigri nell’affrontare una problematica che può concretizzarsi senza nessun preavviso. Sarà la volta buona? 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Agosto 2016, 14:34
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