Rigopiano, la rabbia del papà di Stefano: "Da mesi non sento più Francesca" -Guarda

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di Margherita Siani
Tra i ventinove morti di Rigopiano ci fu anche Stefano Feniello, il 28enne originario di Valva, ma residente a Silvi Marina in Abruzzo, che era in hotel con la sua fidanzata, Francesca, per festeggiare anniversario e compleanno di lui. Lei si salvò, per Stefano nulla da fare. Da allora, suo padre, Alessio Feniello, ha dato avvio a una battaglia dura e dolorosa.

 
 

Alessio Feniello, ci sono sei indagati. Un primo risultato?
«Mi ha chiamato il mio legale per dirmelo. Ma se è così, se sono sei, sono pochi. In quell’elenco devono figurare anche il Prefetto, il presidente della Regione e la sottosegretaria Chiavaroli. Per me hanno responsabilità non indifferenti. Io stesso ho consegnato un esposto dettagliato in Procura in cui ho circostanziato quali sono queste responsabilità».

Sono state riconosciute, sostanzialmente, le motivazioni che lei ha sostenuto fin dall’inizio: la necessità di evacuare l’hotel e l’assenza dello spalaneve.
«L’ho detto fin dall’inizio che quell’albergo lo dovevano evacuare e che c’erano responsabilità su questo. L’ho detto sin da quando mi trovavo in ospedale ad aspettare che mi portassero Stefano. E poi la storia dello spalaneve che non c’era e ha imprigionato quella gente. Tutti lo pensavano, ci voleva il coraggio di esporsi che finora nessuno ha avuto. Io sono in disaccordo anche con i parenti della altre vittime».

E perché?
«Alcuni giorni fa hanno fatto una manifestazione a Pescara con il sindaco di Farindola in prima fila. Ma stiamo scherzando? Non posso sfilare al fianco di un sindaco che è responsabile della morte di mio figlio. Non mi metto vicino a lui, non ci vado a braccetto. Alcuni ci sono andati addirittura a pranzo. Per me ha ucciso mio figlio. Se fosse stato un sindaco, avrebbe evacuato l’hotel. E lui invece ha addirittura scortato Stefano fino a Rigopiano. Continuerò a dire queste cose nonostante le minacce che ho ricevuto».
Chi l’ha minacciata?
«Un ex sindaco di Farindola. Mi ha detto che ero ancora in piedi perché lo aveva deciso lui. Magari hanno il coraggio di farlo, mi fanno un piacere, vado incontro a mio figlio. Potrò rivederlo, finalmente. Mi hanno anche fatto mettere sotto controllo. Dopo un consiglio comunale, a Farindola, l’ex sindaco ha chiesto per me una stretta “sorveglianza”. Possono farmi di tutto se credono, tanto peggio di quello che è accaduto non c’è niente».

Pensa che anche il prefetto e il presidente della Regione dovrebbero essere inseriti tra gli indagati?
«Dovranno, per quanto mi riguarda. Il prefetto mi ha comunicato che mio figlio era vivo. Nessuno mi ha detto chi ha dato loro il nome di mio figlio, nessuno mi ha detto chi lo ha inserito in quell’elenco. La sottosegretaria Chiavaroli disse a mia moglie: “Suo figlio è riscaldato e alimentato, stia tranquilla. Ci sono dei problemi e stanno facendo di tutto”. Ho fatto un esposto contro di loro e anche contro la Protezione civile. Mi sembra strano che non siano indagati. Anche il Prefetto aveva il potere di evacuare l’hotel. Poteva salvare quelle persone, mandare esercito, elicotteri. Lui è la massima autorità».

Pensa che questa sia solo la prima parte dell’indagine, quindi?
«Mi auguro sarà aperto anche un secondo filone. Io non mi fermo. Ho fatto delle promesse a mio figlio. Nel momento in cui ancora non si conosceva il suo destino, ho giurato a me stesso che Stefano avrebbe avuto giustizia anche se fosse tornato. Nel 2017 non si può morire così. C’è gente che occupa poltrone di rilievo delle quali non sono all’altezza. Stiamo preparando un movimento contro tutto questo».

Per cosa?
«Un movimento nazionale per combattere contro le ingiustizie in Itali: lo registreremo tra qualche giorno. Ingiustizie come quella di Rigopiano. È stata una vicenda gestita male, è per questo che parlo di incompetenti. Dalle 11 di mattina quelle persone aspettavano di essere salvate, recuperate. Invece così non è stato. Quei signori sono rimasti seduti sulle loro poltrone».

Ha avuto modo di rivedere Francesca?
«Per ora non ci sentiamo. Il giorno della cremazione di Stefano lei e la sua famiglia erano tutti a Firenze a ringraziare e festeggiare i vigili del fuoco. Ma per me i vigili non vanno ringraziati. A mio parere hanno fatto soltanto il 30 per cento per quanto riguarda la questione di Stefano. E comunque, se pure avessero fatto l’altro 70 per cento, sono pagati per fare quello, fanno soltanto il loro lavoro. Posso ringraziare i volontari, invece: loro si comprano pure le divise».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Aprile 2017, 09:58
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