Regeni, il medico egiziano ammette l'orrore:
"Interrogato per 7 giorni e torturato ogni 10 ore"

Regeni, il medico: "Interrogato per 7 giorni e torturato ogni 10 ore"
Prima di essere ucciso, Giulio Regeni è stato sotto interrogatorio per circa sette giorni e torturato più volte ad intervalli di 10-14 ore. Questo emerge dalla rivelazione del direttore del dipartimento di medicina forense del Cairo, Hisham Abdel Hamid, al procuratore Ahmad Naji sulla base dell’autopsia condotta in Egitto.  I dettagli sono emersi durante una convocazione di Abdel Hamid la scorsa settimana da parte del procuratore Naji, lo stesso funzionario che quando il corpo di Giulio fu ritrovato affermò immediatamente che mostrava segni di torture, versione contraria a quella data inizialmente dalla polizia, che parlava di un decesso provocato da un incidente stradale. «Questo significa che chiunque sia accusato di averlo ucciso, lo stava interrogando per ottenere informazioni». 
 

L'EGITTO SMENTISCE Il ministero della Giustizia egiziano ha smentito, definendole «destituite di qualsiasi fondamento», informazioni secondo le quali che il capo della medicina legale egiziana Hisham Abdel Hamid avrebbe reso una deposizione parlando di sette giorni di torture su Giulio Regeni. Abdel Hamid «non è stato convocato dalla Procura», ha dichiarato a giornalisti Shaaban El Shami, assistente del ministro della Giustizia per la Medicina legale, avvertendo che chi pubblicherà queste informazioni sarà chiamato a risponderne davanti alla giustizia. «Questa notizia pubblicata dai media che citano la deposizione di Abdel Hamid davanti alla Procura» è «menzognera e destituita di qualsiasi fondamento», ha sostenuto al Cairo l'assistente del ministro insistendo che il presidente dell'Istituto di medicina legale «non ha reso alcuna testimonianza finora». El Shami ha chiesto ai media di fare attenzione nel pubblicare «notizie che provengono da fonti che vogliono deformare la realtà per scopi politici e che non hanno nulla a che fare con la verità».

FORSE TRADITO DA OXFORD ANALYTICA «Una fonte della sicurezza di alto rango» ha «evocato la possibilità» che Giulio Regeni «sia stato tradito da uno dei responsabili delle sue attività» presso il think tank anglo-americano Oxford Analytica. Qualcuno «che avrebbe deciso di sbarazzarsi di lui dopo aver profittato delle informazioni» fornite dal giovane ricercatore: lo sostiene il quotidiano filogovernativo egiziano Al Akhbar.

LE ULTIME TELEFONATE Gli inquirenti egiziani sarebbero vicini a una soluzione del caso di Giulio Regeni e, sulla base dei tabulati con le ultime chiamate del giovane ricercatore friulano, hanno individuato nuovi sospetti. Lo sostiene un autorevole quotidiano egiziano citando una «fonte della sicurezza» mentre in Italia c'è attesa per i risultati finali dell'autopsia 'italiana'. E la politica - a destra e a sinistra - continua a restare scettica sulla volontà dell'Egitto di scoprire chi abbia torturato a morte Regeni. La fonte «ben informata» viene citata da Akhbar Al Youm, l'edizione del fine settimana islamico del quotidiano Al-Akhbar, considerabile secondo - per autorevolezza e diffusione - solo ad Al-Ahram. Nel titolare «Fonti della sicurezza: vicini a scoprire il mistero dell'omicidio dello studente italiano», il giornale rivela che dall'esame dei tabulati è emerso come Regeni - nei due giorni precedenti la scomparsa avvenuta la sera del 25 gennaio - fece «20 chiamate».

Un rapporto della compagnia telefonica che gestiva la sua sim «include altre persone sospette», sintetizza Al-Akhbar senza fornire altri dettagli ma rivelando che è «quasi concluso» sia l'esame delle chiamate telefoniche fatte e ricevute da Regeni prima della scomparsa, Inoltre si «stanno per completare» gli interrogatori delle persone con cui ha parlato al telefono e dei «suoi amici». Conferme e forse ulteriori elementi sull'operato di quelli che inquirenti italiani considerano professioni della tortura sono attesi da lunedì, quando sulla scrivania del pm di Roma Sergio Colaiocco potrebbero arrivare i risultati definitivi sull'autopsia con un'ampia relazione che conterrà risultati anche tossicologici. In settimana gli inquirenti della Procura romana aspettano anche l'arrivo delle carte fornite dagli investigatori egiziani. Inoltre si è appreso che Colaiocco, per ricostruire con la geolocalizzazione gli ultimi spostamenti del ricercatore, ha chiesto alle società dei maggiori social network le password utilizzate da Regeni. Sarebbe un contributo interessante dato che dall'Egitto, in maniera alquanto fumosa attraverso Akhbar al Youm, è giunto il dettaglio che il suo telefonino è stato «chiuso una mezz'ora prima del suo rapimento».

Lo svolgimento dell'indagine egiziana continua ad essere oggetto di critiche: «Il governo egiziano sta prendendo in giro il popolo italiano e sta infangando la memoria di Giulio Regeni in forme intollerabili», ha sostenuto il segretario del Prc, Paolo Ferrero, chiedendo un «atto concreto» da parte dell'esecutivo italiano per evitare di uccidere «due volte» la giovane vittima. Daniela Santanchè (Forza italia) ha sostenuto che «l'Egitto ci ha riempito di bugie con buona pace del governo italiano che si sta facendo prendere in giro. A questo ragazzo e a alla sua famiglia dobbiamo giustizia, all'Italia il rispetto». E da settimane che il premier Matteo Renzi reclama i veri colpevoli« e avverte che l'Italia non si accontenterà di una verità »raccogliticcia«. Una logica analisi degli elementi emersi finora purtroppo colloca la caccia ai torturatori di Regeni nell'imperscrutabile ambiente di forze occulte interne o esterne agli apparati egiziani.
Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Marzo 2016, 13:46
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