Soffoca il figlio di 7 anni e si impicca, in un biglietto le scuse alla moglie

Soffoca il figlio di 7 anni e si impicca: in un biglietto le scuse
Un paese di poco più di 500 anime, immerso nei rinomati frutteti di melo della Valtellina, da ieri sera si interroga sgomento per un dramma familiare che ha profondamente toccato tutti. Un papà di 43 anni, Protasio Sala, manutentore alla Casa di riposo «Visconti Venosta» di Grosio (Sondrio), paese di cui è originario e in cui ancora risulta residente con la famiglia, si è tolto la vita impiccandosi in una stanza della sua nuova villetta, tinteggiata di giallo, in via Castello a Tovo Sant'Agata, pochi istanti dopo avere strangolato il figlioletto di 6 anni, Pietro, scolaro in prima elementare.

Ha atteso di essere solo in casa e poi, nel pomeriggio di ieri, quando la moglie Piera Pini di 45 anni, è andata al lavoro, come spesso faceva nei giorni festivi all'ospedale «Morelli» di Sondalo, ha soffocato il bambino e poi si è tolto la vita. I parenti, dopo che non era rincasato, a Grosio, per l'ora di pranzo, hanno iniziato a cercarlo e a preoccuparsi, anche perché al suo cellulare squillava a vuoto. Finché si è arrivati al tragico epilogo, dopo avere rotto un vetro per entrare nell'alloggio: lì c'erano il corpo bimbo, strozzato, era su una sedia e l'uomo impiccato con accanto un biglietto nel quale chiede scusa alla consorte «Perdonami per quello che ho fatto». Ci si interroga ora su cosa abbia spinto l'uomo al gesto estremo: un improvviso raptus di follia o la crisi coniugale, covata da qualche tempo, che stava sfociando in una separazione chiesta dalla donna? Oppure, come indicano altre voci in cerca tuttavia di conferme, il movente sarebbe da ricercare in alcuni problemi di salute (una forma comunque non gravissima di autismo?) del piccolo Pietro? Quale disperazione tanto profonda può avere spinto un padre a uccidere il proprio figlio? Sono interrogativi destinati a restare forse senza risposta.

I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Sondrio, con i colleghi di Tirano, ora indagano per fare piena luce sulla vicenda.
Il magistrato di turno alla Procura di Sondrio, Barbara Benzi, dalle prime sommarie informazioni raccolte dalla moglie, distrutta dal dolore, non ha ricavato notizie per avvalorare l'ipotesi di un trauma dovuto ad matrimonio giunto al capolinea e non sembra che quel papà tanto amorevole fosse colpito da una crisi depressiva. Oggi, intanto, presso l'obitorio dell'ospedale «Morelli» di Sondalo l'anatomopatologo di Lecco, Paolo Tricomi, ha effettuato una ulteriore ricognizione sui cadaveri. I primi rilievi, del resto, già nella notte avrebbero confermato il decesso per soffocamento nel piccolo e la morte per impiccagione nel genitore. Nella casa della tragedia, adesso posta sotto sequestro, proseguono gli accertamenti della Scientifica dei Carabinieri, mentre i vicini non sanno darsi spiegazioni per la tragedia: «Una coppia serena, nessun segnale visibile di rotture. Loro ancora abitavano a Grosio, in attesa che questa abitazione acquistata qualche anno fa fosse del tutto a posto. Qui si vedevano, in particolare, nei fine settimana per qualche lavoretto». E la madre del piccolo, Piera Pini, 45 anni, ripeteva alle amiche «La villetta di Tovo sarà la casa per il nostro Pietro, una volta diventato grande».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Maggio 2016, 18:28
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