Erano da poco passate le 10.45 di questa mattina quando alla centrale operativa del 113 è giunta una richiesta di aiuto per un veicolo che era stato visto galleggiare sul laghetto, prima di inabissarsi ruote all'aria. Prima ancora che giungessero i Vigili del fuoco e il 118, un uomo che abita di fronte, Ferruccio Barel, si è tuffato e ha cercato di raggiungere il veicolo, senza riuscirci.
La profondità dell'acqua, di almeno cinque metri, la temperatura ancora rigida e la scarsa visibilità lo hanno costretto a tornare a riva, non prima di aver scorto, dentro il mezzo, la sagoma di una giovane donna, ormai annegata. L'arrivo del personale del 115 ha confermato la disgrazia, la cui portata è stata compresa solo quando il nucleo sommozzatori, giunto da Trieste, ha rinvenuto nell'abitacolo anche il bimbo, posizionato nel proprio seggiolino, ancorato a quello posteriore della vettura, con le cinture perfettamente allacciate, proprio come fanno i genitori che vogliono evitare ogni rischio per i propri piccini.
Una scena che ha commosso i soccorritori fino alle lacrime.
Una volta fatta emergere dalle acque limacciose del laghetto la vettura, sono state fatte le prime ipotesi, che propendono per un gesto estremo. Secondo i rilievi, sarebbe da escludere l'incidente e anche alcune testimonianze oculari parlerebbero di «un'auto che si lanciava in retromarcia nella Burida». All'origine dell'accaduto ci sarebbe una sindrome depressiva che attanagliava la donna e che si sarebbe acuita dopo la perdita del posto di lavoro. Si procede per l'ipotesi di omicidio-suicidio, ma ogni conclusione dovrà attendere l'esito dell'autopsia, già disposta dalla Procura di Pordenone.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Maggio 2016, 20:21
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