Pistola in mano e frasi da Gomorra: le foto sui social di Palmisani

Pistola in mano e frasi da Gomorra: le foto sui social di Palmisani
Pistola in mano, citazioni di Gomorra, e quella fama tra i coetanei e i compaesani di ragazzo violento, che lo rendeva temuto da molti, insieme al fratellastro. Paolo Palmisani, il ventenne attualmente in carcere perché accusato, così come il fratellastro Mario Castagnacci, del brutale omicidio di Emanuele Morganti, su Instagram era molto attivo, come illustra la pagina Facebook "Città di Alatri", che sul social sta portando avanti la sua battaglia dopo il dramma.

Pistola in mano e alcune rime di una delle canzoni della soundtrack della serie tv targata Sky ("nuje vulimme na speranz' 'e campa' senza chesta ansia/quand tornano ra' scol quand stann abbasci 'o bar/'e mettn mman 'e pistole e a droga e tutt' ll'ati storie/atterran''e camion ch'e scorie e ce purtamm pur 'e sciur", la canzone di Nto e Lucariello che chiude le puntate del telefilm), Palmisani si mostrava così su Instagram.

La pagina pubblica anche alcuni stralci delle testimonianze di quella serata, prese dai giornali: "Ho visto Paolo che allontanava da sè la ragazza che non voleva fargli aprire lo sportello della macchina. Paolo gridava che doveva prendere la pistola e la ragazza cercava di fermarlo", il racconto di un testimone. "Paolo era sicuramente fuori di testa, forse aveva bevuto o forse aveva assunto stupefacenti. (...) Ho visto che prendeva qualcosa dall’auto e poi ho visto in mano a lui un tubo metallico, mi è sembrato che fosse lo strumento che si usa per sbullonare le ruote, anche perchè lo avevo già visto in altre occasioni prendere quell’aggeggio mentre litigava con qualcuno". 
 


"BULLETTI STRAFATTI DI DROGA" Nei bar non si parla d'altro. La morte di un ragazzo di 20 anni, ucciso di botte da un gruppo di «bulletti strafatti di droga» è una ferita profonda nel cuore di Alatri. Un paesone di 30 mila abitanti dove sembra essersi ridestata l'antica rivalità con Tecchiena, frazione distante un paio di semafori ma considerata da sempre «zona nemica». Da lì arrivava Emanuele Morganti, il 20enne morto dopo due giorni di agonia per le lesioni riportate durante il pestaggio. E potrebbe essere stato proprio il sentimento di rivalsa «per il controllo del territorio», esasperato da un mix di alcol e cocaina, il movente che ha scatenato la furia omicida degli aggressori, come ha confermato il procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, in un'affollatissima conferenza stampa durante la quale non ha mancato occasione per rimarcare la «reticenza» da parte di chi ha assistito al pestaggio.

«Chi sa parli», l'invito di investigatori ed inquirenti. Due degli aggressori ora sono a Regina Coeli con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. I fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Il primo, 27 anni, con un passato da cuoco in un elegantissimo ristorante sul litorale pontino, ma anche con precedenti per droga, ed il secondo, 20 anni, saltuariamente muratore e «svogliato», da quanto racconta chi lo conosce. Due «attaccabrighe», «svelti di mano» e temuti da tutti; da qui l'omertà. E su tutto i possibili effetti devastanti di un abuso di droga e alcol per combattere la noia, per sentirsi i re della piazza di Alatri e uccidere a mani nude un ragazzino «innocente e perbene» come Emanuele.

La piazza del paese è deserta, mentre nel dedalo di vicoletti del centro storico il sole stenta a farsi strada fino all'uscio del locale dove è stato massacrato Emanuele. I fiori poggiati per terra ricordano il 20enne, mentre il paese si raccoglie in un silenzio surreale, a rimarcare la giornata di lutto. Basta un giro in strada, tra negozi e bar, però, per farsi un'idea del sentimento che pervade chi ad Alatri ci vive da sempre. «Abbiamo voglia di farci giustizia da soli, altro che forze dell'ordine», dicono. «Neanche i camorristi fanno cose del genere - sottolinea un ragazzo -. Si fanno un paio di 'tiratè e si sentono Superman, quando invece sono solo degli esseri insignificanti».

Ieri il papà di uno dei due fermati è stato aggredito verbalmente nella piazza del paese, mentre i genitori di Palmisani hanno deciso di lasciare la città «in seguito alle continue minacce». Un'auto dei parenti dei fermati è stata data alle fiamme. Il clima è molto teso. «Una cosa è certa - sottolinea un avventore del bar mentre sorseggia il caffè - ora è meglio che certa gente non si faccia vedere in giro».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2017, 15:55
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