Omicidio Fortuna. Colpo di scena:
un testimone scagionerebbe Titò

Omicidio Fortuna, colpo di scena: un testimone scagionerebbe Titò

di Marco Di Caterino
«Caputo era giù nel cortile e Claudio Luongo da dove si trovava non poteva vedere il corpo di Chicca». Il colpo di scena che scagionerebbe Titò dall'infamante accusa di essere l'assassino di Fortuna Loffredo, la bimba uccisa nel 2014 al parco Verde di Caivano, arriva dalla testimonianza di Massimo Bervicato, detto «chiappariello», la prima persona accorsa accanto al corpo della bambina, dopo il volo mortale giù dal palazzo.

Bervicato abita anche lui nell'edificio dove abitava la piccola Fortuna e in aula ha sostenuto che quando la bimba precipitò dal palazzo Titò si trovava in strada insieme con la propria figlioletta, una circostanza che tuttavia non aveva riferito nel corso degli interrogatori svolti durante le indagini preliminari.

Incluso nella lista dei testi, presentata dalla Procura di Napoli Nord, il testimone getta una nuova luce su quei secondi che sono seguiti all'impatto del corpo di Chicca sul selciato del lato est dell'isolato 3 delle palazzine popolari Iacp del parco Verde di Caivano. Incalzato dalle domande dell'avvocato di parte civile Angelo Pisani, questo testimone ha smentito anche quello che aveva appena detto alla Corte - quinta sezione di Corte di Assise di Napoli presidente Alfonso Barbarano - Carmela Luongo, la sorella di Claudio (ex convivente di Mimma Guardato, la mamma di Chicca). Nella sua lunga audizione, infatti ha affermato che suo fratello aveva visto il corpo della bambina da un'altra posizione, un fatto che, invece, secondo la testimonianza di Massimo Bervicato, non era possibile perchè il corpo della bimba non era visibile essendo coperto dalle colonne del porticato.

Naturalmente la dichiarazione di Bervicato ha scatenato gli avvocati di parte civile e i difensori degli imputati (presente in aula solo Raimondo Caputo, mentre Marianna Fabozzi ha rinunciato ad assistere all'udienza), e lo stesso pubblico ministero ( Claudia Maone) .
Sotto una valanga di domande il testimone ha finito per
«incartarsi», tanto che alla fine l'avvocato Sergio Pisani, ha chiesto alla corte un esperimento giudiziario sul luogo del ritrovamento del corpo della piccola vittima. Il colpo di scena ha scatenato la rabbia di Pietro Loffredo, allontanato con forza dall'avvocato Angelo Pisani. Le grida dell'uomo si sono sentite fin dentro l'aula. Come in un furioso mantra Pietro Loffredo ha gridato: «I veri assassini sono fuori, che razza di giustizia è questa»?


Il padre di Fortuna, comunque intende rinunciare alla costituzione di parte civile nei confronti dell'uomo accusato del delitto, Raimondo Caputo detto Titò. Il suo legale Sergio Pisani, nel corso dell'udienza davanti alla terza sezione della Corte d'Assise di Napoli, hainfatti formalizzato la richiesta precisando che Loffredo non ritiene l'imputato responsabile dell'omicidio. ​ L'uomo infatti, da tempo, ipotizza che ad uccidere la bimba sia stato un altro inquilino dell'edificio. 
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Gennaio 2017, 15:26
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