Moro, un funzionario Usa nel mirino del Pg.
"Coinvolto anche 007 italiano", ma è morto

Omicidio Moro, un ex funzionario Usa nel mirino della Procura. "Coinvolto anche un colonnello del Sismi", ma è morto
ROMA - 36 anni dopo la morte di Aldo Moro, arriva una possibile svolta nelle indagini sull'omicidio dell'ex presidente del Consiglio e leader democristiano.



Secondo il pg di Roma Luigi Ciampoli, ci sarebbero nei confronti dell'americano Steve Pieczenik, ex funzionario del Dipartimento di Stato Usa e 'superconsulente' del Governo italiano ai tempi del sequestro «gravi indizi circa un suo concorso nell'omicidio» dello statista. Ciampoli chiede alla procura di procedere.



Le presunte responsabilità di Pieczenik vengono messe in luce dal procuratore generale Ciampoli nella richiesta di archiviazione, inoltrata ieri al gip del tribunale di Roma, dell'inchiesta sulle rivelazioni dell'ex ispettore di polizia Enrico Rossi che aveva ipotizzato la presenza di agenti dei Servizi, a bordo di una moto Honda, in via Fani, a Roma, quando Moro fu rapito dalle Brigate Rosse. Il pg ha quindi disposto la trasmissione della richiesta di archiviazione - un documento di cento pagine - al procuratore della Repubblica di Roma «perchè proceda nei confronti di Steve Pieczenik in ordine al reato di concorso nell'omicidio di Aldo Moro, commesso in Roma il 9 maggio 1978».



La figura dell'esperto Usa - consulente dell'allora ministro dell'Interno Francesco Cossiga nel comitato di crisi istituto il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Moro e dell'uccisione degli uomini della scorta - è da molto tempo, e da molti, considerata «centrale» nella vicenda del sequestro e dell'omicidio del presidente della Dc. La procura generale di Roma sottolinea che «sono emersi indizi gravi circa un suo concorso nell'omicidio, fatto apparire, per atti concludenti, integranti ipotesi di istigazione, lo sbocco necessario e ineludibile, per le BR, dell'operazione militare attuata in via Fani, il 16 marzo 1978, ovvero, comunque, di rafforzamento del proposito criminoso, se già maturato dalle stesse BR».



ANCHE 007 DEL SISMI, MA E' MORTO A carico del col. Camillo Gugliemi, già in servizio al Sismi, presente in via Fani la mattina del 16 marzo 1978 quando venne rapito Aldo Moro, «potrebbe ipotizzarsi» il concorso nel rapimento e nell'omicidio degli uomini della scorta, ma nei suoi confronti non si può promuovere l'azione penale perchè è morto. Lo sostiene il Pg di Roma Luigi Ciampoli. Nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta sui due 'motociclistì di via Fani, la procura generale ricostruisce come il colonnello Guglielmi, in servizio all'ufficio 'R' della VII divisione del Sismi, «nonchè istruttore presso la base della struttura paramilitare 'Gladiò di Capo Marrangiu», dove si veniva anche «addestrati alla strategia della tensione», «è risultato presente in via Fani alle ore 9 antimeridiane» o comunque «pochi minuti dopo il fatto»: in Corte d'assise giustificò la sua presenza lì, a quell'ora, «asserendo di doversi recare a pranzo da un collega, che abitava nelle vicinanze». Versione che il pg definisce «risibile» e che è stata smentita anche dall'amico in questione.



Allo stato dei fatti, insomma, «restano misteriose le ragioni della presenza di Camillo Guglielmi in via Fani». Di un non meglio specificato «colonnello Guglielmi» si scrive nella lettera anonima giunta il 24 novembre 2010 alla Questura di Torino, da cui ha preso le mosse l'inchiesta avocata dalla procura generale di Roma e conclusasi, ieri, con la richiesta di archiviazione. L'anonimo affermava di aver partecipato al sequestro Moro, insieme ad un complice, agendo a bordo di una motocicletta alle dipendenze del «colonnello Guglielmi», con lo specifico compito di proteggere i brigatisti da «disturbi di qualsiasi genere».



Le indicazioni contenute nella lettera portarono l'ex ispettore della Digos di Torino Enrico Rossi a compiere una perquisizione a casa del fotografo piemontese Antonio Fissore (morto in Toscana nel 2012), individuato come il possibile complice citato nella missiva: ma all'esito delle indagini della procura generale «non hanno trovato conferma nè l'ipotesi secondo la quale Fissore, all'epoca dei fatti, sarebbe stato alle dipendenze del colonnello Guglielmi e, in tale veste, presente a bordo della moto Honda in via Fani, nè l'ipotesi, pure vagliata, che possa essere stato lo stesso Fissore l'autore della lettera anonima del novembre 2010».



Le indagini e numerose testimonianze confermano però la presenza in via Fani di Guglielmi, così come della moto Honda, circostanza quest'ultima sempre smentita dai brigatisti («non c'è nessun compagno a fare il cow-boy in motocicletta», disse Mario Moretti): ma chi fossero i due passeggeri - «militanti irregolari», infiltrati, esponenti della criminalità organizzata, uomini dei Servizi - non è stato possibile accertarlo. Da qui la richiesta di archiviazione, anche se la procura generale ipotizza un ruolo di Guglielmi, sia nell'eccidio di via Fani (non avendo impedito l'evento che aveva l'obbligo giuridico di impedire), sia nel sequestro di Moro, sia nel tentato omicidio dell'ing. Alessandro Marini, che riuscì a schivare dei colpi sparati proprio dall'uomo che si trovava sellino posteriore della moto Honda e che infransero il parabrezza del suo motorino.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Novembre 2014, 10:13
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