«Non si tratta di essere ottimismi o pessimisti, ma ovviamente l'Italia nutre speranze, basate su solide motivazioni giuridiche e umanitarie, altrimenti non sarebbe venuta. Sarà poi il Tribunale arbitrale a decidere a favore o contro la richiesta italiana e in quali termini», ha aggiunto Azzarello parlando con i giornalisti italiani a margine dell'udienza. «Al Fuciliere Girone vogliamo dire che l'Italia continua a lavorare con l'usuale e indispensabile discrezione, per lui e per il Fuciliere Latorre. A entrambi va il nostro pensiero affettuoso», ha spiegato.
Come ogni settimana, il marò Salvatore Girone si è presentato puntuale stamattina al commissariato di polizia di Chanakyapuri, nei pressi dell'ambasciata d'Italia a New Delhi dove risiede da oltre tre anni. Il Fuciliere di Marina era accompagnato dall'addetto militare Roberto Tomsi. Si è trattenuto negli uffici circa 15 minuti per espletare le formalità relative all'obbligo della firma settimanale stabilito dal regime di libertà provvisoria dietro cauzione in cui si trova dopo l'incidente del febbraio 2012 in cui sono morti due pescatori keralesi. All'uscita Girone, in giacca e cravatta, è sembrato disteso, ma non ha rilasciato dichiarazioni.
LA REPLICA DELL'INDIA.
La richiesta italiana di far rientrare Salvatore Girone in patria è «inammissibile». È quanto si legge nelle Osservazioni scritte dell'India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio scorso e rese pubbliche oggi in occasione dell'udienza sul marò all'Aja. «C'è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso», prosegue il documento. «Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso» dall'Italia, che finora sono state «insufficienti».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Marzo 2016, 16:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA