Maria, violentata e uccisa. Mille domande,
nessuna risposta: "Chi ha visto non parla"

Maria, violentata e uccisa. Mille domande, nessuna risposta: "Chi ha visto non parla"

di Enrico Marra
Ancora una volta è stato ascoltato il fratello di Petru Daniel Ciocan, il giovane rumeno di 21 anni indagato per la morte della bambina di dieci anni, trovata senza vita in una piscina a San Salvatore Telesino. Il giovane che risiede a Castelvenere con moglie di nazionalità italiana, ha avuto modo la sera di domenica 19 giugno di incontrare il fratello, che lo ha raggiunto presso la sua abitazione dove si è trattenuto anche per fare una doccia. È stato ascoltato su particolari riguardanti gli orari che erano stati oggetto già di un primo interrogatorio, e che ieri i carabinieri hanno voluto ulteriormente dettagliare e che hanno portato sostanzialmente ad una riconferma di ciò che aveva detto. Anche gli altri interrogatori hanno riguardato testimoni già ascoltati, ed ai quali sono state riferite anche altre dichiarazioni, in modo da procedere ad ulteriori verifiche. Una fase che andrà avanti anche oggi. I carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita diretti dal maggiore Alfredo Zerella, hanno svolto una sessantina di interrogatori, tenuto anche conto che alcuni testi sono state ascoltati più volte. Il tutto sotto la direzione del procuratore della Repubblica Giovanni Conzo e del sostituto procuratore della Repubblica Maria Scamarcio. Nella ricostruzione di domenica tutti hanno visto la piccola Maria fino alle 20.30, poi il buio. Il tutto in un paese in festa, con tanti in strada, nonostante le avverse condizioni meteo. Da qui l'idea degli inquirenti, e non solo, che ci possa essere qualcuno che ha visto qualcosa, ma ha preferito finora tacere. Gli appelli alla collaborazione in queste ore si sono susseguiti, ma invano.

Eppure come ha mostrato anche la fiaccolata con le tante partecipazioni gli inquirenti non dovrebbero avere difficoltà nel ricostruire non solo le fase dell'omicidio, ma anche la vita della bambina. Ma nei verbali degli interrogatori ci sono ancora delle dichiarazioni sfuggenti. Continua però l'attesa dei risultati dei test dei Ris: celle telefoniche, impronte e Dna. Ma il modo con cui viene ricostruita la vicenda sul piano mediatico da alcune trasmissioni televisive ha suscitato un articolata presa di posizione da parte dell'avvocato del rumeno indagato. Giuseppe Maturo chiede a tutti una pausa di riflessione. «Prima di essere un avvocato - afferma Giuseppe Maturo - sono marito e padre e il disappunto che esterno in queste mie poche righe non è la conseguenza del mio essere avvocato. La morte della piccola Maria è un evento che pesa sulle nostre anime come un macigno e che ci dovrebbe portare a rivedere le nostre convinzioni e le nostre certezze. Anche io sono stato colpito da questo tristissimo accadimento e lo dico pur essendo il difensore dell'unica persona, oggi, formalmente accusata di quegli orrendi delitti. Il modus operandi, sia del mio assistito che mio, è stato sempre, sin dal primo istante, altamente collaborativo sia con le Forze dell'Ordine che con gli stessi inquirenti dei quali, non smetto mai di dirlo, ho una profondissima stima. Gradirei che, finalmente, calasse il sipario su tale vicenda perché tutto ciò che si sta verificando non aiuta la ricerca della verità, perché tutto ciò serve solo ad apparire. Non si ha bisogno di soloni che pontificano su questo e quello e che sembrano avere le risposte per tutto. Ho paura di questa gente. In un mondo che collassa verso le apparenze, vi è la necessità di tornare alla sostanza, alle cose vere, alle cose che contano».
Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Giugno 2016, 14:44
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