"Il killer del catamarano aveva un complice,
forse una donna": l'arresto dopo 28 anni

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Durante le indagini sulla fuga di Filippo De Cristofaro, il killer del catamarano, dall'isola d'Elba nel 2014 sono emersi elementi utili ad «indagare almeno due persone». Lo ha detto il capo della Squadra Mobile di Ancona Virgilio Russo, rispondendo alle domande dei giornalisti su eventuali complicità e sostegni nella latitanza. «Una donna? Ci può stare» il commento del questore Oreste Capocasa.

De Cristofaro, che stava scontando l'ergastolo nel carcere di Porto Azzurro, per l'omicidio della skipper pesarese Annarita Curina avvenuto nel 1988, era in permesso premio a Portoferraio per tre giorni, dal 19 al 21 aprile, ma si era dileguato già dal 19.

 
 


SI FACEVA CHIAMARE ANDREA BERTONE Baffi, pizzetto, capelli corti, con indosso una maglietta a fiori, pantaloncini corti e scarpe da tennis marroni uguali (o forse erano le stesse) a quelle calzate due anni fa al momento dell'evasione durante un permesso premio a Portoferraio. Aveva un aspetto «anonimo» al momento dell' arresto a Sintra in Portogallo, Filippo Antonio De Cristofaro che usava un'identità falsa, quella del fantomatico Andrea Bertone.

Il 'killer del catamaranò è apparso sorpreso dal controllo degli agenti ma, dopo un tentativo di negare la propria vera identità, si è 'scioltò in una risata «liberatoria o più probabilmente nervosa - secondo il capo della Squadra Mobile di Ancona Virgilio Russo - e si è anche complimentato con i poliziotti». Quando è stato fermato, De Cristofaro viaggiava in treno verso Lisbona. Aveva con sé, oltre a 5.900 euro in contanti, un passaporto, una carta d'identità e una patente nautica, tutti falsi e intestati al nome appunto di Andrea Bertone.


IN FRANCIA E PORTOGALLO Hanno ricostruito minuziosamente tutti gli spostamenti di Filippo De Cristofaro, il killer del catamarano condannato all'ergastolo per l'omicidio nel 1988 della skipper pesarese Annarita Curina, evaso da Portoferraio dove stava scontando un permesso premio nell'aprile 2014. Il rientro nel carcere di Porto Azzurro era previsto il 21 aprile, ma l'ex insegnante di danza che sognava una vita facile in Polinesia, si era già allontanato in barca. Poche ore dopo era arrivato ad Ancona, da dove si era spostato prima a Pescara, poi a Bari, dove era rimasto tre giorni, probabilmente - ha osservato il responsabile della sezione catturandi della Squadra Mobile di Ancona Carlo Pinto durante un incontro stampa - con l'intenzione di attraversare il mare Adriatico e andare in Albania o nella ex Jugoslavia. Nel capoluogo pugliese, tra l'altro, l'ex latitante ha dei parenti.

Fallito questo progetto, De Cristofaro era andato a Milano, dove ha altri congiunti e dove le telecamere della videosorveglianza lo avevano ripreso addirittura di piazza Duomo e in un'altra piazza centrale. Da lì si era trasferito a Marsiglia, immortalato dalla videosorveglianza di stazioni ferroviarie, nella città francese ha vissuto per circa tre mesi, facendo lo scaricatore o altri lavori manuali temporanei. Nel luglio del 2014 era andato in Portogallo, prima a Lisbona, ritenuta però troppo affollata e controllata, poi a Gamaleres, zona residenziale di Sintra, a circa 30 km da Lisbona.

Secondo il capo della Mobile anconetana Virgilio Russo, De Cristofaro «non ha avuto difficoltà a muoversi o a trovare lavoro, grazie alla sua natura di 'giramondò e alla conoscenza di varie lingue straniere: francese, inglese, olandese, portoghese, più varie lingue orientali che aveva imparato in carcere».
Il lavoro della polizia italiana (oltre agli agenti della Mobile), anche personale del Servizio Centrale Operativo, è stato capillare e li ha portati anche in Albania, per ulteriori accertamenti, e in Ucraina per una falsa pista legata ad una lettera anonima a fine agosto 2014 con parecchi particolari, che avevano trovato riscontro sul posto, come l'esistenza di un negozio di animali dove il latitante avrebbe trovato lavoro.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Maggio 2016, 16:55
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