L'infermiere "amico" truffava gli anziani -Video

L'infermiere "amico" truffava gli anziani

di A.P.
L'operazione della Polizia di Milano, che ha portato 3 persone in carcere, è stata chiamata "infermiere amico". Gli arrestati infatti avvicinavano per strada la vittima anziana, presentandosi come gli infermieri che l'avevano assistita durante un precedente ricovero, suo o del proprio coniuge. Andavano sul sicuro: scegliendo persone molto anziane era fortemente probabile almeno un periodo di ricovero ospedaliero.

Millantavano poi una pregressa amicizia con un parente della vittima. Una volta conquistata la fiducia della persona, la convincevano a recarsi presso la sua abitazione dove, dopo una serie di convenevoli e con diverse scuse, si facevano indicare il luogo della casa, nel quale la vittima conservava il denaro e i preziosi, per poi derubarla di tutto, facilmente.

Il pool Antitruffe istituito presso la Procura della Repubblica di Milano ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di 3 soggetti accusati di furti in abitazione, in alcuni casi degenerati in rapine aggravate, ai danni di persone anziane. La Polizia ha diffuso anche un video che mostra i truffatori in azione: 




I soggetti colpiti da ordinanza, due uomini di 32 e 56 anni e una donna di 55 anni, hanno cittadinanza italiana, appartengono alla comunità nomade Sinti e sono provenienti dalle province piemontesi di Torino, Cuneo ed Asti. 

Gli episodi contestati ai tre nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono 10, ma quelli che si ritiene possano essere verosimilmente attribuiti ai destinatari del provvedimento sono ben 28, tutti individuati nel periodo compreso tra la fine del 2011 ed il 2015.

Secondo gli inquirenti, data la facilità con la quale gli arrestati hanno messo a segno i colpi, la pervicacia espressa nel realizzarli, l’affiatamento dimostrato durante l’esecuzione dei raggiri, si tratta di veri e propri professionisti del crimine, tutti sprovvisti di una regolare e continuativa occupazione. Per questo motivo, inoltre, si ritiene che gli episodi commessi possano essere molto più numerosi di quelli accertati e che spesso le vittime, per vergogna o per timore delle conseguenze nell’esporre quanto subito, anche agli stessi familiari, non denuncino l’accaduto.
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Luglio 2016, 19:05
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