Demoliscono la sua casa, lui muore d'infarto. "Papà ha visto la ruspa ed è finito a terra fulminato"

Demoliscono la sua casa, lui muore d'infarto. "Papà ha visto la ruspa ed è finito a terra fulminato"

di Antonio Manzo
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Eboli. «Quando mio padre ha visto transennare la nostra modesta casa e sentito il rombo del motore della ruspa pronta a ghermire con la benna le pareti, è finito a terra. Un arresto cardiaco, inutile ogni soccorso. Ucciso dallo Stato, dalla burocrazia feroce e implacabile». La rabbia sopravanza il dolore quando Lucrezia Garofalo rientra a casa, a Campolongo di Eboli, dopo aver dato l'ultimo saluto al papà Salvatore, morto sabato mattina mentre veniva eseguita l'ordinanza di demolizione di una casa di poco più di cento metri quadrati, un solo piano. «La casa è abusiva, va abbattuta», avevano sentenziato i giudici. Per la burocrazia è ancora tutto in itinere. Tutto si è concluso, invece, in una tragedia: Salvatore Garofalo, sessantaquattro anni, una vita di muratore, non ha retto alla vista di quei cartelli che annunciavano l'abbattimento della sua casa da parte di una impresa privata da lui stesso chiamata, per evitare l'onta di uno sgombero coatto e l'abbattimento a carico dello Stato.

È intitolata all'ammiraglio Francesco Caracciolo, eroe della Rivoluzione napoletana del 1799, la stradina della litoranea di Eboli dove lo Stato ha mostrato il volto della legalità a qualunque costo e fino in fondo. Viveva qui Salvatore Garofalo, trapiantato di rene e malato di cancro, fulminato da un infarto nel cuore della Piana del Sele, dove scorre la litoranea che da Salerno porta e Paestum, tra abbandono e rifiuti, spazzatura e prostitute, una pineta massacrata dall'incuria e dai piromani e la più lunga pista ciclabile d'Italia, costata miliardi e miliardi, miseramente finita tra i reperti italiani delle opere distrutte.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Giugno 2017, 09:36
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