Detenuti evasi dal carcere, sono tre romeni "specializzati in furti"
Ad accorgersi che i tre non erano più nella loro cella sarebbero stati gli agenti durante il controllo, probabilmente circa mezzora dopo la fuga. Subito sono scattate le ricerche svolte anche con i cani molecolari del nucleo cinofili dei carabinieri di Firenze. Il muro di cinta «non è sorvegliato perché è stato chiuso in quanto - spiega Donato Capece del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria - pericolante, è venuto giù tutto il parapetto del muro e non è stato fatto niente per ristrutturarlo e metterlo in sicurezza».
«Anche in gennaio - evidenzia - avevamo fatto una nota segnalando il pericolo che ci poteva essere. In quella zona anche la pattuglia automontata non ci può andare perché l'area è chiusa». «L'inagibilità del muro di cinta era stata già denunciata da un anno e mezzo e l'amministrazione penitenziaria, oltre a fare sopralluoghi, non ha provveduto a porre in essere soluzioni al problema denunciato», afferma in una nota anche Giuseppe Proietti Consalvi, vice segretario generale dell'Osapp, Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria.
«L'evasione avvenuta a Sollicciano, unita all'incremento di situazioni critiche come risse e suicidi, è la spia che la situazione nelle carceri è sempre più difficile», afferma il segretario generale della Uilpa penitenziaria, Angelo Urso, che punta il dito contro la carenza di agenti. I tre evasi, ora ricercati attivamente dalle forze dell'ordine, avrebbero fatto parte di una banda di 25 persone tutte romene, specializzate in azioni fulminee, in media un minuto e mezzo a colpo, per fare razzia preferibilmente di gioielli, cellulari, tablet, auto di grossa cilindrata.
Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Febbraio 2017, 09:46
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