La Cassazione e lo stalking: non è reato
tempestare di squilli e sms il proprio ex

La Cassazione e lo stalking: non è reato tempestare di squilli e sms il proprio ex
Si può tempestare l'ex di sms e di squilli anche notturni per questioni importanti, come - ad esempio - i problemi che riguardano i figli. Il via libera arriva dalla Cassazione che ha annullato, «perchè il fatto non sussiste», una multa da 300 euro oltre al risarcimento dei danni, nei confronti di una donna separata di Genova che si era vista condannare per molestie per avere tempestato l'ex marito di squilli ed sms anche notturni.

La donna, ricostruisce la sentenza di piazza Cavour, telefonava in continuazione all'ex per il mancato pagamento degli alimenti al figlio, come stabilito in sede di separazione. Condannata per molestie dal Tribunale di Genova (aprile 2015), la donna è stata assolta in Cassazione. «Una volta riconosciuto che le telefonate e gli sms vertevano su questioni non futili e di rilevante interesse per i figli è illogico - scrivono gli 'ermellini' - definirle petulanti e fonti di disturbo, come se fosse giustificabile il comportamento del genitore che per sottrarsi agli obblighi a sua carico (economici e di assistenza) rifiuti ogni colloquio con il coniuge separato».
Nel comportamento della donna, dunque, «non è evidenziabile un fine di petulanza, nè tantomeno biasimevole motivo», conclude la Suprema Corte. 

Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Giugno 2016, 16:09
© RIPRODUZIONE RISERVATA