È questa l'ipotesi più accreditata dagli inquirenti che, ieri sera, hanno disposto il fermo per omicidio di Antonio Zampella, 19 anni. Dopo che il giovane si è costituito dai carabinieri di Caserta con le mani fra i capelli: «Non volevo, ho provato quell'arma anche su di me, ero convinto fosse scarica», ha dichiarato al pubblico ministero Michele Caroppoli.
Il corpo senza vita di Marco Mongillo è stato ritrovato con un colpo di pistola alla testa in un'abitazione del Rione Santa Rosalia.
ACCUSATO DI OMICIDIO Zampella è accusato di omicidio, detenzione abusiva di arma con matricola abrasa e ricettazione. Secondo quanto riferiscono i carabinieri, ha reso piena confessione, al termine di una deposizione avvenuta nella caserma dell'Arma. L'arrestato è fratello del 22enne Umberto, che stava scontando i domiciliari per rapina nell'abitazione in cui è avvenuta la tragedia.
Nell'appartamento, dunque, al momento del fatto - hanno accertato gli inquirenti - c'erano quattro persone: i fratelli Antonio e Umberto Zampella, la vittima e suo fratello Vincenzo, amici di Umberto. Ieri Vincenzo, dopo la tragedia, con addosso ancora il sangue di Marco, piangeva disperato e non riusciva a darsi pace.
Il delitto sarebbe avvenuto intorno alle 15 di ieri.
Antonio Zampella, dopo aver fatto fuoco, si è allontanato liberandosi dell'arma, una Browning calibro 7,65 con matricola abrasa, che è stata poi ritrovata dai carabinieri nei pressi della rampa di scivolo dei garage della palazzina con colpo in canna e altri cinque nel serbatoio; durante i sopralluoghi, è stato poi rinvenuto, da parte dei Carabinieri della sezione Rilievi del Nucleo investigativo del comando Provinciale di Caserta, un proiettile dello stesso calibro.
Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Luglio 2016, 09:41
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