Associazione per delinquere nel reato, per la prima volta il reato contestato per pedopornografia

Associazione per delinquere nel reato, per la prima volta il reato contestato per pedopornografia

di Valeria Arnaldi
ROMA - Circa 45mila affiliati provenienti da 5 continenti, intorno a 420mila post organizzati in oltre 100mila discussioni su tematiche inerenti la pedofilia. È in un totale di 400mila link il bilancio di un’organizzazione criminale transazionale dedita a produzione e scambio di materiale pedopornografico attraverso il dark web che, dopo oltre tre anni di indagine della polizia postale italiana, ha portato a sette arresti e al sequestro di grandi quantitativi di materiale illegale, necessario per il proseguimento e l’ampliamento delle indagini.
L’associazione smantellata faceva direttamente capo al pedofilo australiano Shannon McCoole, arrestato nel 2014 insieme ai suoi vice di nazionalità olandese e danese, ed era strutturata come una vera e propria organizzazione criminale ramificata, con struttura gerarchica e perfino un regolamento scritto con tanto di sanzioni e premi.
Proprio la scoperta di questa “struttura” ha portato, per la prima volta, alla contestazione di associazione per delinquere a una comunità virtuale di pedofili.
I sette arrestati agivano a vario titolo all’interno dell’associazione, uno - un commerciante cinquantenne responsabile di abusi su bambini tra 4 e 8 anni - anche con un ruolo organizzativo. E varie sono anche le tipologie di persone:  un quarantenne,impiegato, divenuto produttore attraverso l’adescamento di minori online balzato tra gli affiliati “vip” per  l’ingente apporto di materiale; un grafico quarantaquattrenne, un imprenditore cinquantaduenne, un disoccupato ventottenne, un impiegato quarantatreenne, un militare statunitense quarantenne, tutti affiliati a pieno titolo da lungo tempo.
Differenti pure le tipologie di vittime. In alcuni casi si tratta di familiari - un uomo ha abusato di figlia, nipote e della loro cuginetta - ma, nella maggior parte dei casi, di minori adescati sul web “in chiaro”, fingendosi coetanei. Al momento, si esclude che nel traffico siano stati coinvolti minori migranti non accompagnati scomparsi. 
Tutti gli affiliati dovevano garantire la produzione di materiale originale. Gli abusi venivano concordati con i vertici dell’organizzazione che davano anche indicazioni “in diretta” ai molestatori per verificare originalità e paternità dei video.
 
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Ottobre 2016, 22:43
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