Donna uccisa a coltellate in casa, in manette
il figlio 21enne: "È stato lui"

Donna uccisa a coltellate in casa, in manette il figlio 21enne: "È stato lui"
Sembrerebbe essere stato Federico Bigotti ad uccidere Anna Maria Cenciarini.
L'assassino sarebbe, quindi, il figlio 21enne della donna raggiunta da una decina di coltellate nella casa di famiglia sulle colline di Città di Castello. Lo ha appreso l'ANSA da fonti legali.



A carico di Bigotti è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nella quale si ipotizzano i reati di omicidio e maltrattamenti in famiglia. Nella tarda serata di ieri, il giovane è stato quindi prelevato dai carabinieri a casa del fratello e condotto nel carcere di Perugia. «Al momento non abbiamo commenti da fare perché prima attendiamo di conoscere il provvedimento» ha detto all'ANSA l'avvocato Vincenzo Bochicchio, che difende l'indagato insieme al collega Francesco Areni.

SVOLTA CON L'AUTOPSIA È arrivata dai primi risultati dell'autopsia la svolta sull'omicidio di Anna Maria Cenciarini, casalinga di 55 anni di Città di Castello uccisa nella sua casa sulle colline del tifernate il 28 dicembre. Delitto per il quale i carabinieri hanno ora arrestato il figlio Federico Bigotti, ventunenne che sognava di fare il calciatore o l'attore comico. Subito dopo il ritrovamento il cadavere della madre, colpita da una decina di coltellate, il giovane aveva infatti detto ai primi carabinieri e familiari accorsi di averla vista suicidarsi in cucina. Una versione era apparsa inverosimile agli investigatori. Tanto che la procura di Perugia lo ha indagato per omicidio il giorno dopo il ritrovamento del corpo. Dubbi confermati dall'autopsia dalla quale è emerso che la donna è stata colpita alle spalle, in cucina mentre era in pigiama, sola in casa con il figlio.

Ferita, mortalmente, alla gola ma anche al petto e alle mani, forse in un disperato tentativo di difesa. Fendenti, una decina, che l'avevano raggiunta anche quando forse era già a terra nel casolare di famiglia nella frazione di Varesina. Così dicono i primi risultati dell'esame autoptico consegnati alla procura perugina. Bigotti aveva sostenuto di essersi trovato in camera sua quando aveva sentito un urlo provenire dalla cucina. Qui - secondo la sua versione - aveva visto la madre colpirsi con un coltello e urlargli contro «vai via». A quel punto era tornato in camera avvertendo il padre, uscito di casa per recarsi a lavorare come meccanico in un'azienda della zona che produce macchinari per l'agricoltura, come il fratello che vive per conto suo. E i due avevano dato l'allarme. I carabinieri avevano verificato che su porte e finestre del casolare non c'erano segni di effrazione. L'attenzione degli inquirenti si è così concentrata sul figlio della vittima, un giovane con alle spalle piccoli precedenti legati all'hascisc di cui avrebbe fatto uso anche a ridosso del delitto. Il profilo Facebook di Bigotti è ricco di scatti fatti da sé, selfie quasi tutti a dorso nudo in camera sua o in quello che sembra il giardino del casolare. «Le carezze sui graffi si sentono di più» aveva scritto su una delle immagini nelle quali compariva spesso sorridente. Così come un sorriso aveva accennato, senza parlare, all'uscita dalla procura di Perugia dove gli era stato notificato l'avviso di garanzia per l'omicidio aggravato della madre. Per la quale aveva scritto «riposa in pace mamma» il giorno dopo il delitto.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Gennaio 2016, 13:08
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