Miliardario apre uno zoo ma poi si stufa:
gli animali abbandonati nelle gabbie

Miliardario apre uno zoo ma poi si stufa: gli animali abbandonati nelle gabbie

di Federica Macagnone
​Non è solo lo zoo più piccolo del mondo. E' anche il più triste e il più angosciante, dove tre leoni, due orsi e due porcellini d'India rinchiusi in gabbie anguste passano il loro tempo in preda ai morsi della fame e della sete, impazzendo giorno dopo giorno per un'esistenza da incubo e fissando lo sguardo vuoto attraverso le sbarre, in attesa di una salvezza che non arriva.

Abbandonati a se stessi, senza cure né custodi, sono tutto quello che resta del capriccio di un miliardario che tempo fa aveva voluto proprio qui, nella città armena di Gyumri (la stessa da cui proviene la famiglia Kardashian, star dei reality), il suo zoo personale per soddisfare il suo ego e mostrarlo ai suoi ospiti durante i party che organizzava. Poi, passato lo sfizio e arrivati alcuni guai con la mafia, il miliardario ha piantato tutto e se n'è andato senza preoccuparsi minimamente della sorte degli animali che una volta, sotto i riflettori del lusso e delle stravaganze, allietavano le serate offerte agli amici.

Smunti e affamati, i sette prigionieri dello zoo-fantasma sono la leonessa Maria, 7 anni, i suoi figli Geeta, 4 anni, e Zita, 2; gli orsi Masha, 4 anni, e Grisha, 9; infine due porcellini d'India. Paradossalmente, dopo essere stati abbandonati da un miliardario e rifiutati dalle autorità locali che non vogliono saperne di prenderli in carico, sono stati salvati in extremis da due poveri.

Gli unici a occuparsi di loro, infatti, sono Hovhamnes e Alvina Madoyan, due coniugi anziani e senza soldi che, nonostante se la passino malissimo, portano loro cibo ogni volta che ne hanno l'occasione. «Ho perso il mio lavoro e non ho più nulla - racconta Hovhamnes - Mia moglie ed io stavamo camminando nello zoo deserto quando abbiamo sentito dei ruggiti terribili. Abbiamo trovato la leonessa e un suo cucciolo letteralmente con la bava alla bocca per mancanza di acqua. Io e mia moglie non possiamo sopportare di vedere creature di Dio che soffrono. Siamo andati a prendere acqua e abbiamo rimediato un po' di carne da un macellaio locale.

Per ora tiriamo avanti dando a questi animali tutto quello che riusciamo a raccogliere in giro, chiedendo alla gente di darci gli avanzi e tutto quello che possono. E per essere più vicini a loro, cinque mesi fa ci siamo trasferiti in un vecchio capannone accanto al recinto dei leoni. Facciamo quello che possiamo, ma non sappiamo come fare per trovare qualcuno che possa aiutarli come si deve. L'ex proprietario dello zoo è rimasto inguaiato in una contesa con i mafiosi locali e il governo non vuole essere coinvolto nella questione: alla fine chi ci rimette sono gli animali che soffrono. Ogni tanto servirebbe che un veterinario li controllasse, ma nessuno ha i soldi per pagare una visita adeguata».

L'International Animal Rescue, organizzazione che si occupa della protezione degli animali, si sta adoperando per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla difficile situazione dello zoo nella speranza che le autorità armene si attivino. Il gruppo, che ha rifugi per oranghi in via di estinzione nel Borneo, teme tra l'altro che l'inverno rigido possa rivelarsi letale per i leoni. «Il destino di questi animali - dice un portavoce - non dovrebbe dipendere dalla filantropia di una coppia di anziani che a malapena hanno abbastanza per se stessi. E' fondamentale che vengano spostati in un luogo dove possano essere curati».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Gennaio 2016, 23:25
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