Turchia, golpe fallito. Erdogan: "I ribelli pagheranno duramente, restate nelle piazze". Arrestati 1563 militari, oltre 200 morti

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E' fallito il colpo di stato tentato dai militari in Turchia che, 36 anni dopo il loro ultimo putsch, hanno cercato di prendere il controllo del Paese durante la notte con i carri armati in strada e gli elicotteri e gli F16 a volteggiare su Ankara e Istanbul. La Tv statale Trt è tornata a trasmettere. I militari, che ne avevano preso il controllo, hanno lasciato la sede dell'emittente statale dopo l'ingresso nell'edificio di una folta folla lealista.



«Coloro che hanno pianificato» questo colpo di Stato «pagheranno duramente». Lo afferma il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan parlando dall'aeroporto di Istanbul dove è atterrato accolto da una folla festante. «Hanno organizzato un attentato all'unità, alla solidarietà e alla sovranità nazionale. Si tratta di un tentativo di rovesciare lo Stato e la volontà popolare» 

«All'interno delle forze armate c'erano un gruppo di persone che si sono organizzate in uno stato parallelo - spiega Erdogan davanti alle telecamere - Si tratta di un processo che dura da oltre 40 anni. Quieste persone sono riuscite a roganizzarsi anche all'interno delle nostre forze armate. Ovviamente si tratta di un tradimento. Di un tentativo di colpo di Stato. Pagheranno per questo loro atto di tradimento. Questo paese ha un governo legittimato dai voti del nostro popolo, ma le persone che non hanno rispetto per i valori democratici che hanno definito tutte le linee del nostro governo hanno cercato di usare altri mezzi per combattere. ma noi crediamo in quello che facciamo, con cuore, impegno e volonta. I questo momento possiamo considerare questo tentativo fallito che ci ha permesso di ripulire le nostre forze armate». E ancora: «Io sono accanto al mio popolo, non me ne vado da nessuna parte».

Regista degli insorti sarebbe stato l'ufficiale Muharrem Kose, rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Il comandante delle forze terrestri turche, il generale Hulusi Akar, capo di stato maggiore fedele al presidente, è stato preso in ostaggio dai golpisti e poi liberato. Sarebbero stati arrestati 1.563 militari. I morti sono almeno 200, 50 circa sarebbero civili. Più di mille i feriti. 

I responsabili del tentato colpo di Stato in Turchia sono da considerare alla pari di «gruppi terroristici». Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, promettendo che «non lasceremo il Paese a chi lo vuole occupare» con un atto di forza. «Chi ha macchiato la propria reputazione di militare deve lasciare il suo incarico. Continueremo a combatterli come facciamo con altri gruppi terroristici», ha spiegato il presidente. I golpisti, ha proseguito Erdogan, «hanno puntato le armi del popolo contro il popolo stesso. Il presidente, che il 52 per cento della popolazione ha portato al potere, è in carica. Non riusciranno ad avere successo fino a quando resteremo contro di loro, qualunque sia il rischio». Erdogan starebbe valutando, secondo fonti vicine al presidente, anche la pena di morte.

Un elicottero Blackhawck è atterrato stamane in Grecia con a bordo 7 ufficiali dell'esercito turco e un civile, che hanno chiesto asilo poltico alle autorità di Atene dopo il fallito colpo di Stato in Turchia. I fuggitivi sono stati arrestati. Immediatamente dopo, da Ankara il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha fatto domanda di estradizione alla Grecia, accusando gli otto di essere golpisti.

Rimossi 2745 giudici Il massimo organismo turco di controllo dei magistrati e procuratori ha sollevato dall'incarico 2.745 giudici in tutto il Paese. Lo scrive l'agenzia Anadolu, precisando che la decisione è stata presa in una riunione di emergenza dell'Alto consiglio di giudici e procuratori, questa mattina. La stessa fonte aggiunge che la riunione aveva lo scopo di adottare misure disciplinari contro i giudici sospettati di avere collegamenti col religioso musulmano Gulen che vive in Usa ed è stato accusato di aver ispirato il fallito golpe.

Erdogan contro Gulen ll presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando in diretta tramite uno smartphone, l'ha detto immediatamente: "La responsabilità del golpe è della rete gulenista". Ci sarebbe dunque il politologo e predicatore Fethullah Gülen alla "regia" del colpo di Stato che ha sconvolto la Turchia. L'esito di un crescendo di tensioni tra i due ormai datate.  Leader del movimento Hizmet (Il servizio), Fetullah Gulen era un tempo alleato di Erdogan. I rapporti tra i due hanno iniziato a incrinarsi nel 1999, quando Gulen si è trasferito in esilio volontario negli Stati Uniti, mentre la rottura completa risale all'inchiesta per corruzione del 17 dicembre 2013 che ha travolto il governo Erdogan. 

Usa: "Dateci prove del coinvolgimento di Gulen". Il segretario di Stato Usa John Kerry ha chiesto alla Turchia di consegnare le prove sul fatto che l'ex imam Fethullah Gulen, che vive in esilio in America, sia dietro al golpe fallito, così come sostenuto da Ankara. Inoltre, ha aggiunto Kerry, gli Stati Uniti non hanno ricevuto alcuna richiesta di estradizione per Gulen.(






L'agenzia di stampa di stato turca "Anadolu Agency" twitta senza sosta sull'account ufficiale in lerito al colpo di stato in Turchia.

 
Cosa è su ccesso.  Il suo appello ai turchi, dopo un paio d'ore di silenzio e incertezza, Erdogan lo aveva lanciato via Facetime attraverso uno smartphone, sulla Cnn Turk e su altre emittenti turche, chiedendo ai suoi di scendere in strada per opporsi al golpe: «Sono ancora io il presidente, resistete», aveva detto, apparendo da una località sconosciuta con un'anonima tenda verde alle sue spalle. Si è saputo che al momento del putsch, si trovava in vacanza al mare a Marmaris.



Poi alcune fonti militari Usa hanno diffuso la notizia che il presidente-sultano era in fuga su un volo privato diretto prima in Germania, che gli avrebbe negato l'atterraggio, poi verso Londra, in attesa di un'autorizzazione all'atterraggio. Smentita da Palazzo Chigi invece l'indiscrezione che voleva che fosse diretto verso Ciampino. Diversi ufficiali di polizia e dipendenti del parlamento turco sono invece rimasti feriti dal lancio di almeno una bomba contro la sede dell'assemblea. All'interno del parlamento, al momento, erano presenti diversi deputati, la maggior parte dei quali fedeli al presidente Erdogan. Lo riferiscono media turchi. 
 
 


Le prime notizie sono partite poco prima della mezzanotte turca (le 22 in Italia), con messaggi sulla chiusura di due ponti sul Bosforo ad Istanbul. Poi si si sono uditi spari anche ad Ankara, dove nelle strade si vedevano i carri armati nei punti nevralgici, mentre elicotteri e jet militari sorvolavano la città. A quel punto l'esercito ha diramato un messaggio a tutti i cittadini: tornate e restate nelle vostre case, mentre il premier, Binali Yildirim, denunciava il «tentato golpe», attribuendolo ad un gruppo ribelle interno all'esercito: «Faremo tutto il possibile perché prevalga la democrazia. Il colpo di stato non riuscirà e i responsabili saranno puniti», ha dichiarato, aggiungendo che «i responsabili pagheranno il prezzo più alto». Un braccio di ferro politico mediatico durato neanche una mezz'ora, prima che i militari prendessero il controllo della tv di Stato, annunciando ufficialmente di aver preso il potere. Lo abbiamo fatto, hanno specificato i militari, «per ristabilire l'ordine democratico e la libertà», oltre a «ripristinare la laicità» dello Stato, «erosa dal governo» islamico di Erdogan. 
 
 

 
L'attacco al Parlamento. Una bomba è stata lanciata contro il Parlamento Turco ad Ankara. L'agenzia di stato Anadolu riferisce che a seguito di un attacco aereo sul palazzo del parlamento ci sono stati feriti diversi tra poliziotti e lavoratori del Parlamento. Rotte le finestre dell'edificio. Dal video si vede il fumo fuoriuscire dall'edificio.

 
 

Il ruolo dell'esercito. La resa dei conti è quindi è arrivata. L'esercito turco ha detto basta e ha deciso che la misura era colma. Erdogan aveva portato il Paese troppo in là, oltre i limiti accettabili da coloro che si considerano l'ultimo baluardo della sicurezza nazionale e della democrazia laica fondata dal padre della patria Kemal Ataturk. Il golpe di stanotte arriva alla fine di un lungo braccio di ferro tra il «sultano» Erdogan che ha portato avanti una pesante islamizzazione della Turchia e i militari che storicamente si sono sempre opposti a ritorni al passato ottomano, ai califfati e al diritto islamico. Erdogan sembrava padrone del Paese, dove aveva diminuito i livelli di democrazia interna, perseguitato le minoranze e messo il bavaglio alla libera informazione. Ma ha fatto un errore strategico fondamentale: ha ignorato la storia del suo Paese, ha sottovalutato il ruolo dell'esercito, vero custode della tradizione kemalista e profonda istituzione laica e occidentale. L'esercito turco è il secondo, dopo quello americano, per potenza e dimensione della Nato, di cui è considerato la sentinella fedele sul lato orientale. Nel passato i militari turchi sono stati protagonisti già di tre colpi di stato, nel 1960, nel 1971 e nel 1980. Sono intervenuti ogni volta che hanno ritenuto che fossero in pericolo le basi costruite da Ataturk. Ma non sono mai rimasti a lungo al potere, al massimo tre anni, favorendo poi un ritorno alla democrazia. Continuano però a ritenere che il loro ruolo sia quello di vigilare affinché la strada segnata dal Padre della patria venga fedelmente seguita.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Luglio 2016, 15:38
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