Regeni fu preso a piazza Tahrir il 25 gennaio dagli uomini di Shalaby

Regeni, dal cellulare una verità: "Fu preso in piazza Tahrir"
Le incongruenze delle autorità egiziane diventano troppe, e lo spettro della menzogna diventa sempre più reale nel caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo il 25 gennaio scorso e ritrovato cadavere alcune settimane dopo.
 

Il cellulare di Giulio, infatti, si sarebbe agganciato alle celle di piazza Tahrir il giorno della scomparsa, e in quella zona operavano gli uomini di Khaled Shalaby, il generale egiziano che si è contraddetto più volte sul ritrovamento del corpo del ragazzo. L'Egitto si è sempre rifiutato di consegnare le immagini di videosorveglianza delle stazioni della metro dove sarebbe passato Giulio, e quella sera, riporta Repubblica, le truppe comandata da Shalaby avevano arrestato 19 egiziani e uno straniero. Si trattava proprio di Giulio? Ufficialmente, le motivazioni degli arresti erano dettate dalla sicurezza nazionale: per le autorità, i fermati erano pronti a «incitare a scendere in piazza in occasione dell'anniversario della rivoluzione».

Shalaby disse in un primo momento che il cadavere di Giulio Regeni era stato ritrovato in strada, parlando di incidente stradale, poi ritrattò sostenendo che era stato rinvenuto con i pantaloni abbassati e poi cambiò nuovamente versione, sostenendo di non aver notato segni di tortura. E intanto, al Corriere della Sera, la familiare dei rapinatori che secondo le autorità egiziane avrebbero rapito e ucciso Giulio accusa la polizia: «Sono stati loro a mettere i documenti del ragazzo in casa loro, dopo aver ucciso mio padre, mio fratello e mio marito. Mio fratello era uscito con il proprio portafogli prima di essere ammazzato, e la polizia sostiene di averlo ritrovato in casa?».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Aprile 2016, 11:10
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