Papa Francesco a Cuba per lo storico incontro con il patriarca russo

Papa Francesco a Cuba per lo storico incontro con il patriarca russo

di Franca Giansoldati
Città del Vaticano - Chissà se alla fine del negoziato Papa Francesco e il Patriarca russo Kyrill festeggeranno la ritrovata intesa, dopo mille anni di silenzi, con un bel bicchiere di Cuba Libre, magari poco alcolico. Cuba ancora una volta si conferma essere un luogo speciale, pieno di sorprese. Le parti, come concordato, si incontreranno in aeroporto. In una delle salette vip si scriverà un pezzetto di Storia. Da come tutto sta filando liscio sembra fosse destino. E invece l'evento è il risultato di una regia elaborata, una mutua accelerazione, iniziata due anni fa.

Tentativi, minuetti, scambi, messaggi, attese, ma soprattutto, tanta voglia di rivedersi. Gli scenari internazionali hanno contribuito a far abbassare il reciproco livello di diffidenza. Non c'è più spazio per i sospetti. L'incontro tra Papa Francesco e Kyrill è nato così. Entrambi hanno a cuore le sorti dei cristiani in Medio Oriente. Non ce la fanno più, subiscono soprusi, vengono cacciati dalle loro terre, le donne cristiane vengono stuprate, fatte schiave, i bambini islamizzati, si rapiscono preti e suore, due vescovi ortodossi sono ancora nelle mani dell'Isis, così come padre Dall'Oglio. Il Patriarcato russo parla di genocidio. Insomma, il male comune ha un volto ben definito sia a Mosca che a Roma. Forse è prematuro parlare di Santa Allenza contro il pericolo islamico estremo, tuttavia all'orizzonte si avverte il bisogno di circoscrivere un male dilagante. Assai simbolico il luogo dell'appuntamento, un aeroporto, crocevia di energie. Ieri mattina, Kiryll ha fatto valigia per L'America Latina. Il suo viaggio ufficiale (su invito del presidente Castro) proseguirà poi in Paraguay e in Brasile. «A Cuba noi siamo molto legati. Spero che vi sia prosperità per questo magnifico Paese”. Poi ha chiesto ai fedeli di pregare per lui: “sarà un lungo viaggio e mi necessitano forze fisiche e spirituali».

La stessa cosa ha fatto Francesco che è andato a pregare a Santa Maria Maggiore. Lo fa sempre prima di ogni viaggio. La tappa cubana durerà in tutto cinque ore, e poi l'aereo papale proseguirà per Città del Messico dove resterà in tutto sei giorni, con tappe nel Chapas, a Morelia e a Ciudad Juarez, regioni in mano al narcotraffico e alla violenza di strada. L'anno scorso Bergoglio aveva parlato del rischio “messicanizzazione” per altre aree latinoamericane, provocando la dura reazione del presidente messicano. Le statistiche dell'agenzia antidroga americana DEA confermano una spirale tra narcotraffico e corruzione. Dal 2006 le persone scomparse sono oltre 27 mila, e la corruzione ha cancellato il confine tra le forze in campo, troppi poliziotti sono pagati dai narcos. A questo si aggiunge il traffico dei migranti che arrivano dal Centro America, un flusso continuo, taglieggiato dalle bande che si contendono il territorio. Naturalmente la povertà e le scarse opportunità ingigantiscono le migrazioni e chi non ha nulla non riesce a difendersi. Un po' come accade anche per i popolo aborigeni, nello stato del Chapas che subiscono una progressiva spoliazione del loro territorio, per loro vitale e sacro. E il governo? Appare lontano, quasi sordo e strabico e, forse, nemmeno troppo motivato ad intervenire drasticamente.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Febbraio 2016, 12:22
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