Avrebbe firmato un contratto di lavoro falso al Parlamento Europeo. Questa l'accusa, che potrebbe comportare pesani conseguenze penali, che graverebbe su Marine Le Pen. Secondo le rivelazioni di Marianne e Mediapart, a incastrare la leader di FN, sarebbe un documento confidenziale trasmesso alla giustizia francese dall'Olaf - l'ufficio antifrode Ue - secondo cui la Le Pen, appunto, ha prodotto al Parlamento europeo un contratto di lavoro apparentemente falso per l'impiego fittizio del signor Thierry Légier, ossia la sua guardia del corpo personale. Nel 2009, si legge nel testo di 28 pagine prodotto dall'Olaf, all'uomo sarebbe stato fatto un primo contratto di 4 mesi, seguito dal secondo, dal primo ottobre al 31 dicembre 2011.
La remunerazione mensile, all'epoca, risultava di 7237 euro netti per il contratto a tempo parziale equivalente a 9.649 euro a tempo pieno.
Insomma, uno stipendio estremamente elevato, secondo le affermazioni degli stessi inquirenti. Nei tre mesi del contratto, dunque l'uomo avrebbe guadagnato oltre 41mila euro. Una somma che la Le Pen avrebbe riconosciuto di non aver mai effettivamente versato, utilizzandola - secondo quanto riporta Marianne - per mettersi in regola con l'Europarlamento per arretrati, poi smentiti dall'Assemblea Ue. Da qui, l'accusa del contratto apparentemente falso.
E, attenzione, questa potrebbe non essere stata l'unica caduta della leader frontista. Nel documento, infatti, l'Olaf sottolineerebbe irregolarità riguardanti anche la sua assistente, Catherine Griset, che sarebbe stata pagata con i soldi dei contribuenti europei mentre stava, invece, lavorando per il partito a Nanterre. La questione è decisamente calda. E calde sono inevitabilmente pure le reazioni. Nei giorni scorsi, Marine Le Pen ha accusato l'Europarlamento di tramare contro di lei e, per questo, si sarebbe rifiutata di rimborsare i 300mila euro che avrebbe dovuto restituire per gli impieghi fittizi.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Febbraio 2017, 07:57
