Libia, il vertice d'urgenza dell'Onu:
"L'Italia: "Pronti a ruolo guida"

Libia, il vertice d'urgenza dell'Onu: "L'Italia: "Pronti a ruolo guida"
NEW YORK La Libia ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di revocare l'embargo sulle armi cui è sottoposto il Paese come prima misura per aiutare l'esercito libico a contrastare l'avanzata dell'Is. "La Libia - ha detto davanti al Consiglio di sicurezza il ministro degli esteri Mohamed Dayri - ha bisogno di una posizione decisiva da parte della comunità internazionale per aiutarci a rafforzare le nostre capacità militari per meglio combattere contro i jihadisti e ciò implica la revoca dell'embargo sulle armi". Il governo libico può importare armi solo con l'approvazione di una commissione del Consiglio di sicurezza, che sorveglia sull'applicazione dell'embargo imposto nel 2011. In Consiglio di Sicurezza ha parlato anche il rappresentante permanente italiano, Sebastiano Cardi. L'Italia, ha detto, è determinata a contribuire alla stabilizzazione della Libia attraverso il dialogo sponsorizzato dalle Nazioni Unite ed è pronta ad assumere un ruolo guida nella cornice dell'iniziativa Onu. "Siamo pronti a contribuire al monitoraggio di un cessate il fuoco e al mantenimento della pace, pronti a lavorare all'addestramento delle forze armate in una cornice di integrazione delle milizie in un esercito regolare e per la riabilitazione delle infrastrutture", ha detto Cardi. "Siamo anche pronti a curare le ferite della guerra e a riprendere il vasto programma di cooperazione con la Libia: la popolazione civile deve poter toccare con mano i vantaggi della riconciliazione auspicata dalla comunità internazionale".







lA GIORNATA Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riunisce oggi pomeriggio in seduta pubblica di emergenza sulla crisi libica.



Ma è ancora presto per aspettarsi una risoluzione che dia mandato a una coalizione internazionale contro l'Isis, anche perché manca la precondizione: «Una richiesta delle autorità libiche che richieda l'intervento internazionale», ha spiegato un ambasciatore arabo al Palazzo di Vetro.



"Isis attaccherà il sud dell'Europa". L'Isis vuole utilizzare la Libia per portare «il caos nel sud dell'Europa». Lo rivela il Daily Telegraph citando documenti segreti dei jihadisti. Secondo uno dei principali reclutatori dello Stato islamico in Libia, l'Isis vuole infiltrarsi sui barconi di immigrati nel Mediterraneo e attaccare le «compagnie marittime e le navi dei Crociati».



I piani segreti dell'Isis contro il sud dell'Europa sono contenuti in un documento, di cui il think tank anti-terrorismo britannico Quiliam è entrato in possesso. La grande quantità di armi che circolano in Libia e la sua vicinanza con «gli stati crociati» rendono il Paese il punto di partenza ideale per l'Isis, scrive Abu Arhim al-Libim che, secondo gli analisti, è una figura di spicco dello Stato islamico. Al-Libim cita in particolare la possibilità per i jihadisti di «utilizzare e sfruttare in modo strategico i tanti barconi di 'immigrati clandestini' che partono dalle coste libiche» attraverso i quali «l'Isis può portare il caos nel sud dell'Europa e colpire le compagnie marittime e le navi dei Crociati».



Blitz egiziano, catturati 55 jihadisti. Forze speciali egiziane hanno compiuto un'incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell'Isis nell'est del paese. Lo riferiscono fonti libiche ed egiziane concordanti. Le forze speciali egiziane che hanno fatto l'incursione a Derna hanno «catturato 55 elementi del Daesh».



Ieri media egiziani e uno saudita avevano riferito che, dopo i raid aerei l'Egitto stava, prendendo in considerazione attacchi di terra. In particolare era stata evocata la «task force 999», un'unità speciale per operazioni internazionali, da inviare in coordinamento con le forze di sicurezza libiche.



Al Thani. Intanto il premier libico Abdallah Al Thani, ha detto alla radio tunisina Express Fm che membri dell'Isis e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici presenti in Libia, ed ha precisato che questi ultimi si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. A proposito dell'intervento militare egiziano, Al Thani ha affermato che gli attacchi aerei su postazioni Isis in Libia sono state eseguite con l'approvazione del governo libico e che il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rifiutato di fornire armi allo Stato libico per la sua lotta contro il terrorismo.



Timori per la Tunisia. Intanto, la Tunisia ha dispiegato lungo il confine di terra e di mare con la Libia unità dell'esercito, rafforzate da unità della Guardia nazionale e della Dogana, per difendersi da «eventuali minacce contro l'integrità territoriale del Paese» ed «impedire ogni tentativo di infiltrazione da parte di terroristi», ha detto il colonnello Belhassen Oueslati, portavoce del ministero della Difesa.
Le forze armate tunisine possono contare su 27 mila uomini dell'esercito, 4.000 dell'aviazione e 4.500 di marina.




Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Intanto, in vista della riunione Onu, proseguono i contatti a tutto campo. Egitto e Francia, che fanno da capofila al negoziato, sono al lavoro su un testo di quello che potrebbe diventare una risoluzione o una dichiarazione alla stampa. «Si aspetta di vedere cosa dirà il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry», ha detto il numero due britannico Peter Wilson. Shoukry, da ieri a New York, ha avuto contatti bilaterali con ambasciatori del Consiglio, con i P5 (Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina), con i Paesi del Gruppo Arabo e con il segretario generale Ban Ki moon. Giovedì poi il rappresentante del Cairo parteciperà agli incontri di Washington sull'estremismo violento convocati dal segretario di Stato John Kerry. Ci saranno anche Ban e l'Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini.



La Libia, dopo le decapitazioni dell'Isis sulle sponde del Mediterraneo, sarà alta nell'agenda. Intanto, secondo fonti diplomatiche, l'inviato dell'Onu per la Libia Bernardino Leon si è detto prudentemente ottimista e ha chiesto «giorni di tempo» per portare avanti il negoziato. Il dialogo avviato da Leon in Libia «è la chance migliore per aiutare la Libia a uscire dalla crisi in cui si trova», aveva detto ieri Ban, secondo cui «solo attraverso il dialogo i libici potranno costruire uno Stato e istituzioni capaci di fronteggiare il terrorismo».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Febbraio 2015, 23:01