Il padre di Megavideo chiede e ottiene il processo
in diretta streaming: "Vinta la prima battaglia"

Il padre di Megavideo chiede e ottiene il processo in diretta streaming: "Vinta la prima battaglia"

di Enrico Chillè
«Ultim'ora: la giustizia ci garantirà il processo in diretta streaming! Questo è un primo successo!».
 


«Vi posterò il più presto possibile il link per il live-streaming. Stiamo entrando in un nuovo terreno. La Nuova Zelanda è all'avanguardia per la trasparenza della giustizia!».
 


Così Kim Dotcom, al secolo Kim Schmitz, ha annunciato su Twitter una clamorosa novità relativa al processo sull'estradizione che la Nuova Zelanda, il paese che lo ha arrestato, è chiamata a concedere agli Stati Uniti. L'ex hacker diventato ricco imprenditore con Megaupload e i vari siti collegati alla piattaforma (tra cui Megavideo) aveva infatti chiesto e ottenuto alla giustizia neozelandese la trasmissione in diretta streaming del processo che da domani entrerà nel vivo. Lo riportano, tra gli altri, la CNN e l'Associated Press.

Gli Stati Uniti vogliono infatti processare il 42enne tedesco per violazione delle leggi relative al copyright a causa dello streaming illegale veicolato da Megavideo e Megaupload. Kim Dotcom si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che a violare quelle leggi siano stati i singoli utenti che caricavano direttamente i file sulle varie piattaforme.

La cosa però non sembra interessare al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, i cui rappresentanti legali si erano opposti all'ipotesi del live-streaming, sostenendo che avrebbe potuto inquinare il giudizio della giuria in Virginia. Dotcom commenta così: «Quel giudizio è già stato inquinato, a causa della rassegna stampa organizzata dal Dipartimento di Giustizia. Non sono forse bastati i blitz, la confisca delle mie auto e le bugie sulla resistenza all'arresto e sul possesso di un fucile a canne mozze?».
 

 


Lo stesso Kim Dotcom, poco dopo, non le manda certo a dire: «Come può la verità inquinare una giuria? Gli Usa stanno inquinando il mondo di bugie. Ricordatevi solo delle 'armi di distruzione di massa' di cui parlavano all'Onu». Il riferimento, fin troppo chiaro, è alle accuse che l'amministrazione Bush, tra il 2002 e il 2003 mosse al regime di Saddam Hussein, e che fu il pretesto per dichiarare guerra all'Iraq.
 


Per Kim Dotcom questa piccola vittoria legale è importante perché «si potrà scavare in questo caso di corruzione. Vedremo idee e storie brillanti in rete, perché le prove fornite dal Dipartimento di Giustizia sono frutto di pessime interpretazioni delle leggi e della tecnologia, oltre che di manipolazioni». Poi aggiunge: «Amo Internet. Ci sarà da divertirsi».
 


 

 


Comunque lo si voglia chiamare, il buon Schmitz/Dotcom fornisce anche una serie di memorie difensive, che comprendono anche l'opinione di un professore di Harvard esperto in diritto e tecnologia, poi aggiunge scherzosamente: «Festeggiamo in diretta streaming anche la diretta streaming».
 

 


Non contento di quanto twittato, Kim assume toni sempre più solenni, epici e trionfalistici: «Vinceremo tutti insieme, gliela faremo pagare e si ricorderanno: mai attaccare Internet». Poi aggiunge: «La diretta streaming della mia udienza è una pietra miliare. Stiamo entrando su terreni mai esplorati. Per favore, usate toni rispettosi verso la corte e facciamo sì che questo diventi normalità e consuetudine».
 

 


La prima udienza in cui dovrà comparire Kim Dotcom, come abbiamo già spiegato, è fissata a domani. La Nuova Zelanda aveva già approvato l'estradizione nel dicembre scorso, ma ha dovuto far partire un processo dopo un ricorso presentato dai legali dello stesso informatico tedesco. L'uomo continua a dichiararsi innocente, e anzi accusa gli Stati Uniti: «Hanno distrutto senza alcun processo una compagnia che aveva sede a Hong Kong, scavalcando la stessa legge del paese e sequestrando i server. Per loro sono un latitante, eppure non ho mai messo piede negli Stati Uniti in vita mia. Come possono dichiararmi tali? E come può un giudice, che in passato era stato legale della Disney, rubare tutti i miei beni senza un regolare processo?».
 

  La trasmissione in streaming delle udienze in cui dovrà comparire Kim Dotcom non sarà comunque in diretta, ma avrà una differita di circa venti minuti per permettere di selezionare e proteggere tutte le informazioni sensibili, a discrezione dei giudici.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Agosto 2016, 14:01
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