Frontalieri in Svizzera, in 65 mila a rischio.
Il Canton Ticino: “Nessun effetto immediato”

Frontalieri in Svizzera, in 65 mila a rischio. Il Canton Ticino: “Nessun effetto immediato”

di Elisa Straini
Dal colloquio tra il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il suo omologo svizzero, ieri, una piccola rassicurazione: il referendum del Canton Ticino contro i lavoratori frontalieri, nell’immediato, non avrà conseguenze.

Per gli oltre 65mila che ogni giorno, soprattutto dalle province di Sondrio, Lecco e Como, vanno in Svizzera a lavorare la paura però resta. E in prima linea, al loro fianco, tra il sarcasmo del centrosinistra, si è schierato il governatore lombardo Roberto Maroni. È già nell’agenda del governatore, per la prossima settimana, un incontro con il presidente ticinese Paolo Beltraminelli «per capire che cosa succede – ha spiegato ieri Maroni - e per definire le nostre iniziative per garantire la libera circolazione e difendere i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi che sono lavoratori, non immigrati clandestini».

Intanto oggi al premier Renzi in visita a Milano, il governatore consegnerà la proposta di legge approvata dal Pirellone un paio di anni fa per una zona economica speciale per le aree confinanti con la Svizzera. Un’azione su più fonti dunque, sulla quale il centrosinistra - pur d’accordo nel difendere i frontalieri - non risparmia critiche all’ex leader leghista. Quel “Prima i nostri” della campagna referendaria svizzera ricorda molto gli slogan del Carroccio e non è un mistero la vicinanza della Lega alla Lega Ticinese che con la destra elvetica Udc ha promosso la consultazione.

«Maroni da qui dice di difendere i lavoratori italiani, ma poi va a braccetto con la Lega dei ticinesi», ha attaccato ieri il segretario del Pd lombardo Alfieri, mentre l’assessore alle Politiche Sociali Piermafrancesco Majorino ha ironizzato: «Oggi siamo noi che veniamo dal Sud del mondo per gli svizzeri. Mi auguro che Maroni & C un po’ ci pensino». Sulla questione è intervenuto anche il sindaco Sala: «La logica perversa dei muri, che ha qualche tifoso anche dalle nostre parti, genera mostri» e «di muro in muro finisce che ti puoi anche trovare dalla parte sbagliata».

Va invece dritto per la sua strada Salvini: «Che gli svizzeri dicano “se ho un solo posto di lavoro o una casa, prima viene un cittadino svizzero” mi sembra un ragionamento di buon senso, lo fanno gli austriaci, gli inglesi, Renzi no. Se andasse a Lugano quindici giorni magari gli servirebbe».
Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Settembre 2016, 09:02
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