East End, il cartoon politicamente scorretto all'italiana di Skanf & Puccio
di Valeria Arnaldi
Ambientato a Roma, il lungometraggio, prodotto da Ear cinema slu e Galactus srls, segna di fatto l'esordio dell'Italia nell'ampio mercato dell'animazione irriverente. Riferimenti e lezioni sono evidenti. Sono passati trent'anni da quando I Simpson hanno debuttato sul piccolo schermo, sorprendendo il pubblico americano prima e poi quello internazionale. Il modello è diventato presto moda. Vent'anni fa, a esordire e diventare subito di successo è stato South Park. Poi è toccato a I Griffin, Popetown, American Dad, solo per citare le serie più note. In decenni di ripensamento del prodotto animato e crescita dell'età del pubblico, il politicamente scorretto di strada ne ha fatta molta, peraltro con alcuni grandi lavori, e ne ha tentata ancora di più, crescendo generazioni alla luce di un nuovo potere di critica.
East End su quella via muove i primi passi, inseguendo i modelli noti e cercando di farli propri attraverso il trucco dell'avvicinamento geografico. Di scena in scena, pur seguendo la tenue trama di un derby da vedere e dell'odio tra romanisti e laziali, il film è una sorta di maxi-sequenza di sketch costruiti a tavolino per essere politicamente scorretti ma salvo rari casi - Federico Moccia che ricatta un bimbo per avere un racconto, poi acclamato come «l'opera più matura» dello scrittore - finiscono per mascherare disagio, problematiche di crescita, elaborazione del dolore. Il risultato convince poco ma, paradossalmente, potrebbe essere comunque vincente: la prima magia dei prodotti irriverenti è che chi critica si può tacitare come superato. C'è più coraggio, forse, oggi nella poesia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Aprile 2017, 08:04
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