East End, il cartoon politicamente scorretto all'italiana di Skanf & Puccio

East End, il cartoon politicamente scorretto all'italiana di Skanf & Puccio

di Valeria Arnaldi
Papa Ratzinger e papa Francesco che replicano la scena cult del film Titanic. Angela Merkel, in costume da dominatrice, che frusta Silvio Berlusconi. Nanni Moretti che, sulla sua Vespa, impreca nel traffico. Squadre speciali americane imbottigliate nel caos della partita. Poi, sangue, anche in scene vagamente splatter, e perfino sesso tra una donna - madre di uno dei protagonisti - e uno scimpanzé. Una scelta grafica volutamente sgraziata. Gli ingredienti per un prodotto che risponda alla tendenza, ormai divenuta esigenza, di un'animazione più graffiante e ironica, in East End, film di Skanf & Puccio nelle sale dal 3 maggio, ci sono tutti. Perfino, troppi.

Ambientato a Roma, il lungometraggio, prodotto da Ear cinema slu e Galactus srls, segna di fatto l'esordio dell'Italia nell'ampio mercato dell'animazione irriverente. Riferimenti e lezioni sono evidenti. Sono passati trent'anni da quando I Simpson hanno debuttato sul piccolo schermo, sorprendendo il pubblico americano prima e poi quello internazionale. Il modello è diventato presto moda. Vent'anni fa, a esordire e diventare subito di successo è stato South Park. Poi è toccato a I Griffin, Popetown, American Dad, solo per citare le serie più note. In decenni di ripensamento del prodotto animato e crescita dell'età del pubblico, il politicamente scorretto di strada ne ha fatta molta, peraltro con alcuni grandi lavori, e ne ha tentata ancora di più, crescendo generazioni alla luce di un nuovo potere di critica.

East End su quella via muove i primi passi, inseguendo i modelli noti e cercando di farli propri attraverso il trucco dell'avvicinamento geografico. Di scena in scena, pur seguendo la tenue trama di un derby da vedere e dell'odio tra romanisti e laziali, il film è una sorta di maxi-sequenza di sketch costruiti a tavolino per essere politicamente scorretti ma salvo rari casi - Federico Moccia che ricatta un bimbo per avere un racconto, poi acclamato come «l'opera più matura» dello scrittore - finiscono per mascherare disagio, problematiche di crescita, elaborazione del dolore. Il risultato convince poco ma, paradossalmente, potrebbe essere comunque vincente: la prima magia dei prodotti irriverenti è che chi critica si può tacitare come superato. C'è più coraggio, forse, oggi nella poesia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Aprile 2017, 08:04
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