elle ultime ore hanno avuto un grande risalto sui media le dichiarazioni di una ragazza cilena che ha condiviso, insieme ad altri amici, gli ultimi giorni di vita delle due argentine a Montanita, una nota località di mare dell'Ecuador dove entrambe hanno trovato la morte. «Montanita è un posto molto piccolo, credo le due fossero state 'puntatè da qualcuno, visto che si trovavano in una situazione molto vulnerabile in quanto non avevano molti soldi», ha raccontato Renata Echave su un blog.
«È terribile, ha aggiunto Renata, poteva capitare pure a noi, a me e al nostro gruppo di amiche che stiamo viaggiando da sole». Su Facebook negli ultimi giorni è inoltre diventata virale una lettera dal titolo «ieri mi hanno ucciso» dedicata proprio al ricordo delle due 'mendocinas': l'obiettivo del testo («Sono donna e voglio poter viaggiare da sola») è proprio quello di denunciare la violenza contro le donne, in un Paese, l'Argentina, dove l'emergenza del femminicidio è diventata una vera e propria piaga sociale. Nel solo 2014 sono state uccise 225 donne, una ogni 40 ore, e nel 57% dei casi l'omicida è stato un uomo che aveva un vincolo sentimentale o familiare con le vittime: una realtà simile ad altri Paesi latinoamericani e svelata da un rapporto della Corte Suprema di Buenos Aires.
Sebbene la provincia di Buenos Aires, la più popolosa dell'Argentina, registri il maggior numero di casi (92), è in quella del Chaco, nel nordest sottosviluppato del Paese, che il femminicidio è più frequente: 2,62 casi ogni 100 mila donne. La vittima è principalmente una donna giovane (fra i 21 e i 40 anni), che in almeno 30 casi aveva già presentato una denuncia contro il suo aguzzino, in media un uomo con un'età compresa fra i 19 e i 40 anni.
A causa di questi omicidi, si calcola che almeno 144 bambini siano rimasti orfani.
Da diversi mesi sta riscuotendo un certo successo la campagna «Ni una menos» (Non una di meno), creata dall'attivista messicana Susana Chavez, molto nota soprattutto in Argentina, Uruguay e Cile. L'iniziativa è nata da un gruppo di giornaliste attive sul web, ma ha rapidamente ottenuto l'adesione della Chiesa cattolica, associazioni e dirigenti politici. Un vero e proprio successo per l'hashtag #NiUnaMenos che è riuscito a coinvolgere anche associazioni cilene e uruguaiane.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Marzo 2016, 23:14
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