Voucher, Poletti: stop per le imprese usarli solo per piccoli lavori delle famiglie

Voucher, Poletti: stop per le imprese usarli solo per piccoli lavori delle famiglie

di Giusy Franzese
Voucher si cambia. E in modo sostanziale, stando alle parole del ministro del Welfare, Giuliano Poletti: «Penso che la norma sui voucher vada modificata e che ne vada drasticamente limitato l‘uso. Penso che vadano usati dalle famiglie per piccoli lavori e non dalle imprese, che hanno i contratti di lavoro».

Se davvero alla fine sarà questa la soluzione adottata - è da mesi ormai che si parla di una modifica, anche per disinnescare il referendum promosso dalla Cgil - si tratta di una vera rivoluzione. I buoni lavoro da 10 euro nominali all'ora (di cui solo 7,5 vanno al lavoratore e il resto serve soprattutto per i contributi) sin dalla riforma Fornero del mercato del lavoro sono stati estesi a tutti i settori. Riportarli al loro utilizzo originario (lavori occasionali) restringendo la platea dei datori di lavoro alle sole famiglie, sarebbe un cambio di rotta repentino. Destinato a scatenare molte polemiche. Che infatti puntuali già ci sono. Addirittura all'interno dello stesso ministero del Lavoro. Per il  sottosegretario Massimo Cassano (Ncd), infatti, ridurre così drasticamente l'utilizzo dei voucher è una linea «folle e intrisa di obsoleta ideologia»  utile solo ad accontentare le richieste «prive di fondamento di alcune organizzazioni sindacali». «Il voucher - continua - è uno strumento innovativo che, se ben utilizzato permette una riduzione della pressione fiscale e previdenziale sul costo del lavoro, permettendo a imprese e famiglie di non finire stritolati in una burocrazia elefantiaca. I voucher  possono essere riregolamentati ma non cancellati, va colpito l'abuso e non lo strumento» cpnclude.

Finora tra le varie ipotesi di modifica si era parlato infatti di escludere alcuni settori imprenditoriali, come l'edilizia e l'agricoltura. Per gli altri sono circolate ipotesi di tetti e quote, ma non di esclusione totale. La modifica, secondo Poletti, non sarebbe una sconfessione dell'operato del governo Renzi (e quindi suo, che di quel governo era parimenti ministro del Lavoro), in quanto quell'esecutivo  «non ha fatto nulla nella direzione dell‘estensione» dell‘uso dei voucher ma è andato nella direzione opposta, ovvero quella della limitazione dell‘utilizzo come «la tracciabilità dei buoni per il lavoro accessorio». In realtà sotto il governo Renzi il tetto di reddito per il voucherista è stato innalzato da 5.000 a 7.000 euro. Una modifica definita da Poletti  «insignificante», visto che di fatto  la grandissima parte dei prestatori resta sotto il limite dei 5.000.

A confermare che si va verso la soluzione "solo per le famiglie" è anche Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, dove si stanno esaminando alcune proposte di legge di riforma dei voucher, e dove la prossima settimana, probabilmente mercoledì, dovrebbe essere pronta la bozza di un testo base. Ieri si è tenuta una riunione ristretta, durante la quale - annunciato Damiano - è stata «fortemente sostenuta la tesi di prevedere l'utilizzo dei voucher esclusivamente per le famiglie, escludendo imprese e pubblica amministrazione». Le proposte di legge sull'argomento -  ricorda Damiano -  sono otto, «di cui quattro relativamente omogenee», per cui la commissione Lavoro sta facendo un lavoro «di sgrossamento». Al criterio delle famiglie come uniche committenti dei voucher potrebbero essere affinacate delle «eccezioni mirate», tipo la raccolta stagionale di prodotti agricoli dove pensionati e studenti potranno continuare a essere pagati in voucher. Non è esclusa «la possibilità di riabbassare da 7000 a 5000 euro il limite massimo del compenso che un lavoratore può guadagnare in voucher nell'anno» conclude il presidente della commissione Lavoro. 

I voucher hanno subito una vera e propria esplosione negli ultimi due anni e nel 2016 si è arrivati a oltre 133 milioni di buoni lavoro da 10 euro utilizzati. Con una frenata però negli ultimi mesi, in seguito alla stretta  varata a ottobre: comunicazione preventiva e sanzioni salate per chi fa il furbo. A gennaio poi si è scesi ancora:  sono stati venduti “solo” 9 milioni di voucher, il livello più basso da un anno, visto che tutto il 2016 (a parte il primo mese quando ne furono venduti 8,5) ha viaggiato sempre sopra i 10/11 milioni di tagliandi.

Che la tracciabilità funzioni, lo dimostra anche un altro dato fornito ieri: da ottobre  a fine 2016 i controlli hanno evidenziato solo 284 violazioni dell‘obbligo di comunicazione con sanzioni amministrative per oltre 227.000 euro. Questo evidenzia - sottolinea il ministero - «un sostanziale rispetto dell‘obbligo». 
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Marzo 2017, 19:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA