Effetto Brexit, le banche fuggono da Londra: alcune andranno a Milano

Effetto Brexit, le banche fuggono da Londra: alcune andranno a Milano

di Mario Fabbroni
Ora si fa sul serio. Stanno infatti per materializzarsi i timori paventati dopo l'esito del referendum che, di fatto, ha messo la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea. 

Le grandi banche britanniche si stanno preparando a trasferirsi fuori dal Regno Unito addirittura per i primi mesi del 2017, mentre gli istituti di credito più piccoli approntano piani piani per far materializzare la grande fuga già prima di Natale. L'ha detto chiaro e tondo il capo della British Bankers Association, Anthony Brown. 

Fra le grandi banche pronte a lasciare la City, anche Goldman Sachs: se la Gran Bretagna rinuncerà alla libertà di movimento delle persone all'interno della Ue, 2mila dipendenti si trasferiranno in un'altra città europea. Delegazioni giunte da Francoforte, Parigi, Dublino e Madrid sono a Londra per convincere le banche a scegliere una di queste città, mentre anche Milano lavora per attrarre banche provenienti dalla Manica.

Una fonte vicino al ministro della Brexit, David Davis, ha aggiunto che la settimana scorsa Davis e il Cancelliere Philip Hammond hanno cercato di offrire rassicurazioni alle banche sul mantenimento dello status della City di Londra. Tuttavia, la dichiarata intenzione del governo di controllare la libertà di movimento degli stranieri nel Regno viene vista nel settore come un duro colpo per qualsiasi possibilità di mantenere l'attuale status delle banche nel Paese. Anche alla luce delle bellicose affermazioni di alcuni leader d'oltremanica. 

I cosiddetti diritti di passaporto per i membri del mercato unico permettono alle banche basate nel Regno Unito di offrire servizi finanziari a società e persone nell'intera Ue senza alcun ostacolo. Invece l'aria che tira non offre garanzie. 

Il presidente francese Franois Hollande è tra coloro che nelle ultime settimane hanno insistito nel dire che la hard Brexit significherà per il Regno di Sua Maestà un «duro negoziato» e che il Paese dovrà «pagare il prezzo» dell'uscita dall'Unione europea». Browne da parte sua mette in guardia i politici britannici ed europei che sembrano preferire obiettivi dannosi per il commercio internazionale: essi devono rendersi conto che «innalzare barriere al commercio nei servizi finanziari oltremanica ci danneggerà tutti». E poi ricorda che attualmente le banche basate nel Regno «mantengono a galla finanziariamente il continente» con prestiti per 1.100 miliardi di sterline: anche questa realtà è a rischio.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Ottobre 2016, 08:48