Confindustria: "Traguardo riforma Costituzione a portata di mano. Spostare peso fisco sui consumi"

Confindustria: "Traguardo riforma Costituzione a portata di mano. Spostare peso fisco sui consumi"
«Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano». Lo afferma il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nella sua prima relazione all'assemblea annuale degli industriali a Roma, schierando così di fatto l'associazione degli imprenditori italiani con il sì al referendum costituzionale di ottobre. Boccia ha tuttavia precisato che «la nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno», dopo le amministrative e nel giorno del referendum inglese sulla uscita della Gran Bretagna dall'Ue.

«La nostra economia è senza dubbio ripartita. ma non è in ripresa», ha poi avvertito ancora Boccia. «È una risalita modesta, deludente, che non ci porterà in tempo brevi ai livelli pre-recessione. Le conseguenze della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde». «Dobbiamo attrezzarci - ha proseguito - al nuovo paradigma economico. Dobbiamo costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, apertura ai capitali, investimento nell'industria del futuro. Non partiamo da zero».

«Spostare il carico fiscale alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sulle cose»; «abbattere le aliquote» con le risorse della «revisione degli sconti fiscali» e della lotta all'evasione. Così poi il neo presidente di Confindustria che definisce «ottima» la riduzione dell'Ires dal 2017 «che però non basta». Boccia ha chiesto al governo di potenziare il bonus ricerca, rinnovare il «superammortamento» su investimenti, ma anche il rispetto dei vincoli Ue: ogni violazione delle regole «verrebbe sanzionata dai mercati».

«Nella gestione del bilancio pubblico non chiediamo scambi né favori, chiediamo politiche per migliorare i fattori di competitività», ha spiegato ancora Boccia che ha proposto un programma «da realizzare in quattro anni» per dare «certezza e stabilità». Serve una «ricomposizione delle voci di spesa e di entrata». Servono, ha incalzato, «manovre di qualità. Politiche a saldo zero ma non a costo zero. Senza creare nuovo deficit». Oltre allo spostamento del peso fiscale da lavoro e imprese alle cose e alla riduzione delle aliquote con la revisione delle tax expenditure (gli sconti fiscali, ndr) Boccia ha chiesto di andare oltre la riduzione dell'Ires al 24% dal 2017. 

«L'Italia ha la non invidiabile anomalia dell'elevata imposizione locale sui fattori di produzione. Un'imposizione che da noi, al contrario degli altri paesi, è deducibile solo in minima parte». Ha poi evidenziato l'importanza della lotta alla povertà che consentirebbe di «aumentare il capitale umano e innalzare i consumi». Il presidente di Confindustria ha quindi chiesto «una politica fiscale a sostegno degli investimenti, a partire da quelli in ricerca e sviluppo: il credito d'imposta previsto dal Governo va potenziato superando la logica incrementale». Ha quindi proposto il rinnovo del superammortamento sugli investimenti.

Una paragrafo l'ha inoltre dedicato al rispetto delle regole europee. «Voci autorevoli - ha sostenuto boccia - hanno suggerito al Governo di ignorare ogni vincolo e di ridurre le imposte, anche in modo consistente, con la legge di stabilità del 2017. Pensiamo che qualsiasi azione in aperta violazione delle regole comunitarie verrebbe sanzionata dai mercati, prima ancora che dall'Europa. Non è ciò di cui abbiamo bisogno».

«Con i profitti al minimo storico, lo scambio salario-produttività è l'unico praticabile» e «crediamo che la contrattazione aziendale sia la sede dove realizzarlo», ha sottolineato ancora il neo presidente di Confindustria che rivolgendosi ai sindacati ha aggiunto: «Non vogliamo giocare al ribasso». Il contratto nazionale «resta per definire le tutele fondamentali del lavoro» e sulle nuove regole contrattuali ha aggiunto: «Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti» e «quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola» questo scambio.

L'Europa oggi «ci appare fredda, astratta, capace soltanto di imporre sacrifici e rigore», ha detto ancora Boccia che ha avvertito: «Dobbiamo opporci con tutte le nostre forze alla costruzione di muri, che siano fatti di filo spinato o di posti di blocco, che siano tra Serbia e Ungheria o tra Austria e Italia. Chiudere il Brennero è come bloccare un'arteria: causerebbe un infarto». «Poco meno di trent'anni fa noi in Europa i muri li abbattevamo».


 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 26 Maggio 2016, 11:38
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