«Noi, la banda della Parrocchiella»: foto choc su Facebook

«Noi, la banda della Parrocchiella»: foto choc su Facebook

di Giuseppe Crimaldi
Otto minorenni, poco più che bambini. Il più grande avrà sì e no 12 anni, gli altri - almeno in foto - sembrano anche più piccoli. Impugnano armi e posano davanti allo scatto di un cellulare poi postato su Facebook. Istantanea che oggi - alla luce dell'emergenza microcriminale legata alle baby gang - assume una valenza drammatica e allarmante.

Sono - stando a quel che si legge sul profilo di un altro giovane utente del più diffuso dei social - i ragazzi «della Parrocchiella»: zona a ridosso della Pignasecca, quartiere Montesanto, in pieno centro storico di Napoli. Quella foto vale più di un trattato di sociologia applicata al fenomeno dei «branchi» giovanili. Perché gli otto minori che si mettono in posa impugnano ciascuno un'arma: chi una mazza da baseball, chi una pistola che sembra essere una calibro 9, chi coltelli e chi cinture borchiate.

A scoprire la pagina Facebook sono stati gli autori del sito investigativo «Stylo 24», diretto da Simone Di Meo. E quelle immagini (c'è anche una istantanea che riprende altri minori in compagnia di una incolpevole «Chanel», l'attrice di «Gomorra» Cristina Donadio) sono un pugno nello stomaco. L'emergenza baby gang invade ormai anche le pagine di Facebook . E anche se l'autore dei post nel pomeriggio di ieri - quando il suo profilo cominciava a rimbalzare sui principali siti degli organi d'informazione - in tarda serata ha cancellato il proprio profilo, l'inquietudine resta. «Guagliù, jamme a vattere a quacche d'uno» (ragazzi, usciamo e andiamo a picchiare qualcuno»). Tra i commenti spuntano emoticon con pistole, bombe e coltelli. Immagini emblematiche di un degrado che alimenta nuova violenza.
 
E, intanto, spuntano altre storie di bullismo e di ragazzini vittime di gruppi di teppisti e balordi. Storie che emergono dal silenzio, ma che pure sono state regolarmente denunciate alle forze dell'ordine. I fatti risalgono alla metà di novembre e a poco prima del Natale appena trascorso. Entrambi i casi sono accaduti tra il Vomero e l'Arenella.

Primo episodio: Luca - nome di fantasia usato per tutelare la riservatezza della vittima - ha 16 anni e frequenta un noto liceo della zona collinare. A metà novembre, un sabato pomeriggio, e ancor prima che tramontasse il sole, era seduto su una panchina all'angolo con via Scarlatti quando è stato aggredito con inaudita violenza da quattro giovanissimi. «Mentre ascoltavo con le cuffiette musica dall'Iphone - racconta al «Mattino» - sono stato aggredito alle spalle. Un ceffone fortissimo all'orecchio. Ho avuto solo il tempo di girarmi, istintivamente, vedendo il gruppetto di ragazzini che ridevano e scappavano via». Per quel ceffone Luca ha rischiato la lesione permamente al condotto uditivo.

Secondo caso: Metropolitana collinare, appena all'uscita della stazione di Montedonzelli, quartiere Arenella. Antonio, 15 anni, ripercorre le fasi di quello che fu un'aggressione altrettanto gratuita, ma forse premeditata. «Ero nel vagone, tornavo a casa, quando una decina di bulli giovanissimi iniziarono a infastidire un anziano. Lasciatelo stare, che cosa vi ha fatto?, chiesi loro. E per tutta risposta quello che sembrava il capobranco mi disse: Ma perché non ti fai i c... tuoi? Ci vediamo fuori. Dalle parole alle vie di fatto. Il branco seguì Antonio all'uscita del metrò, e superato il primo angolo lo circondò prendendolo a schiaffi e sputi.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Gennaio 2018, 10:35
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