Tevere, senza manutenzione è allarme detriti: "Quelli sono alberi, non cespugli"

Tevere, senza manutenzione è allarme detriti: "Quelli sono alberi, non cespugli"

di Lorena Loiacono
Se il fiume sale, i guai vengono tutti a galla. E non sono pochi, trattandosi del Tevere. L'ondata di piena che sta facendo ingrossare il fiume ora mette paura, resterà sotto controllo scongiurando esondazioni ma, di certo, porterà in superficie quello che finora è rimasto nascosto. Pesci morti che vengono a galla, liquami oleosi che arrivano da chissà dove e chiazze scure di schiuma giallastra. Topi che scorrazzano in acqua neanche fossero carpe e bottiglie di vetro che si lasciano trasportare dalla corrente. 

Tutto ogni giorno sotto gli occhi della città che, di tanto in tanto, si affaccia a guardare in che condizioni versa il Tevere. Condizioni pessime. Ma le occasioni in cui davvero ci si affaccia ad osservare lo stato di salute del fiume, purtroppo, sono solo quelle in cui il Tevere fa più paura. Quando sale, ad esempio. Portando sotto il naso dei romani tutta quella sporcizia orribile. Ma il problema non è solo in superficie, anzi. Il male del Tevere è in profondità. Il letto non viene pulito da anni e i detriti vanno a comporre quel mondo sommerso che giace sul fondale. 

Una coltre di sporcizia sul letto del fiume da anni, da sempre. Di cui ogni tanto ci si accorge, magari nei periodi di secca. Come accaduto la scorsa estate quando sugli argini del fiume apparve un motorino. Una carcassa di una vecchia moto, come ne sono apparse tante, negli anni, sparse qua e là. C'è di tutto, nella mucillagine che cresce a dismisura, dai piatti alle bottiglie in vetro, dalle lampade ai relitti delle barche. Pezzi di baracche che, sugli argini del Tevere spesso fanno da riparo per senza tetto. Mobili abbandonati e fradici, vasche da bagno e batterie delle automobili. È così ovunque, nel tratto d'acqua che va da Ponte Milvio a Ponte della Musica e poi ancora a Ponte Sisto e Ponte Testaccio.

Sotto Ponte Marconi, periodicamente, tornano accampamenti abusivi molto grandi di cui poi restano parabole, ferri vecchi e arrugginiti, elettrodomestici fuori uso e fatti a pezzi. Resta tutto in riva al fiume, pronto per essere preso e strascinato in acqua dalla corrente. Come sta accadendo in queste ore, con il fiume che si alza e porta via con sé altra spazzatura. Un allarme che si ripete con l'avvicendarsi delle amministrazioni ma che, per ora, non ha avuto risposta.

ALBERI CRESCIUTI NEL FIUME Chi ha detto che Roma non è una città green? Forse il verde nella Capitale sbaglia i modi o i luoghi ma di certo non manca. Basta affacciarsi sulle sponde del Tevere a ridosso dell'Isola Tiberina per vedere una vegetazione molto rigogliosa. 
Forse troppo. Di fronte alla Sinagoga, lungo il fiume, i cespugli spontanei che nascono sulle rive sono veri e propri alberi. Un muro verde, sempre più alto, fuori controllo. Da Ponte Fabricio lo spettacolo è indegno. Segno dell'incuria e della mancata manutenzione del verde pubblico. Accade nei giardini di quartiere, dove l'erba alta diventa insopportabile e impraticabile, e accade ungo il Tevere dove diventa sempre più facile permettere gli accumuli di sporcizia e di rifiuti. Tutto resta bloccato tra quelle foglie, quei rami incolti. In barba ala sicurezza. Con il fiume che sale ci si dovrà preoccupare anche di questo, di quanti tra quei rovi trovano tristi ripari per la notte. O, nel migliore dei casi, bisognerà aspettare che il fiume ricominci a scendere per fare la conta di quel che si è lasciato dietro. Buste di plastica, vecchi stracci e detriti irriconoscibili che restano incastrati tra i rami che, nel frattempo, sono sempre più alti.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Settembre 2017, 09:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA