La "tassa AirBnb" resta: il Tar ha detto no alla sospensione. "Forse faremo appello"

La "tassa AirBnb" resta: il Tar ha detto no alla sospensione. "Forse faremo appello"
Il Tar del Lazio dice no alla sospensione della tassa sugli affitti brevi. L'ha deciso la seconda sezione che ha respinto con ordinanza le richieste cautelari fatte da Airbnb Ireland Unlimited Company e Airbnb Payments Uk Limited. Il Tar, tuttavia, si è riservato di approfondire, in fase di merito, «alcune questioni di rilevanza anche comunitaria». 

La tassa sugli affitti brevi, introdotta nella manovra correttiva di primavera, prevede tra l'altro che gli intermediari immobiliari - che siano portali online o agenzie tradizionali attive nel mercato degli affitti turistici - raccolgano le tasse dovute dai proprietari di casa e trasmettano i relativi dati all'Agenzia delle Entrate.

Il Tar, pur riservandosi di approfondire alcune questioni di rilevanza anche comunitaria, ha avuto modo di chiarire che le misure in contestazione «non si palesano discriminatorie laddove esse ragionevolmente si applicano, per la parte relativa agli obblighi di versamento, solo agli intermediari che intervengono nel pagamento del canone di locazione».

Inoltre, sul piano della comparazione tra i diversi interessi pubblici e privati coinvolti «appare comunque prevalente l'interesse pubblico al mantenimento degli effetti del provvedimento in esame, al quale peraltro gli altri operatori del mercato si sono già adeguati». 

FORSE APPELLO AL CONSIGLIO DI STATO «Per quanto riguarda l'istanza cautelare, riteniamo di dover valutare, a nostra tutela e in ragione dei motivi di urgenza, l'opportunità di portare il caso all'attenzione del Consiglio di Stato».
Lo precisa in una nota Airbnb in relazione alla pronuncia odierna del Tar del Lazio in merito al proprio ricorso. «Pur non concedendo la sospensiva, il TAR ha riconosciuto l'esistenza di aspetti meritevoli di ampia riflessione in sede di merito» scrive ancora il portale. «La materia oggetto del ricorso - spiega Airbnb - è molto complessa, non solo per la normativa applicabile ma anche per la comprensione e definizione del mercato di riferimento, aspetto fondamentale per l'accertamento dei profili di discriminazione
».

«Quelli degli intermediari e delle piattaforme sono due mercati ben distinti: dopo la decisione di abbandonare pagamenti tracciabili, digitali e trasparenti da parte di altre piattaforme siamo gli unici soggetti online colpiti dalla norma». «Come precisato con forza al momento della presentazione di questo ricorso - conclude - i nostri sforzi sono tutti concentrati al tavolo del Mef e nel collaborare con il vice ministro Casero secondo una soluzione che crediamo sia sostenuta da quasi tutti gli operatori interessati e possa portare questo mercato verso più digitale e trasparenza». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Ottobre 2017, 16:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA