Roma, i commercianti del centro: "Così i poliziotti ci taglieggiavano"

Roma, i commercianti del centro: "Così i poliziotti ci taglieggiavano"

di Michela Allegri
Verbali choc, che tratteggiano i contorni del malaffare che serpeggia tra le vie del Centro. «Pierleoni ha una squadra con la quale ogni venerdì fa un controllo nei ristoranti... mi hanno detto che dopo avere chiuso il locale offre di sistemare le irregolarità tramite una ditta a lui riferibile che non effettua lavori, ma riceve il pagamento. Tale pagamento nasconde una tangente», racconta alla pm Barbara Zuin un ristoratore del Pantheon. E ancora: giri di spaccio e, addirittura, il progetto di effettuare una rapina. Agli atti dell'inchiesta che ha portato ai domiciliari il poliziotto Bruno Pierleoni, vicecommissario del commissariato Trevi, e un complice, ci sono le testimonianze di tre gestori dei locali più glamour della movida capitolina, tra Campo Marzio, Campo de' Fiori e piazza Navona.

Le accuse contestate al poliziotto dal gip Alessandro Arturi vanno dal falso al peculato, fino all'induzione indebita a dare e promettere utilità. Indagati per accesso abusivo anche due agenti della sua squadra. Sulle estorsioni denunciate dai commercianti, non sono state raccolte prove sufficienti, ma il gip è categorico: «La difficoltà di rinvenire riscontri è provocata dalla diffusa omertà». In effetti, uno dei testi dice: «Non parlano per paura». Per il giudice di verbali emerge «uno scenario allarmante».

LE CENE
La procura contesta a Pierleoni e a Nicola Inforzato - imprenditore che si spacciava per agente di polizia - anche la concussione in danno del titolare del ristorante Osteria dell'Alloro, in via Santa Maria in Via.
Nel 2016, lo avrebbero costretto ad organizzare «la cena per 15 persone per il compleanno di Inforzato senza ricevere il dovuto corrispettivo». Una ricostruzione non condivisa dal gip che, comunque, nell'ordinanza riporta il verbale del titolare: «Nicola un giorno ha detto che se volevo poteva fare sgomberare i tavoli dei miei vicini... Gli ho detto che gli avrei fatto un monumento, lui ha detto che voleva soldi». Il teste racconta anche un episodio grave: «Nicola mi ha detto di sapere che due filippini periodicamente consegnano 200 mila euro in un money transfer. Ha continuato dicendo che avrei dovuto sottrarre i soldi simulando un fermo di polizia». I testi parlano anche di spaccio di droga in alcuni locali del Centro. C'è poi la contestazione di peculato. Pierleoni avrebbe usato l'auto di servizio per fare il trasloco di casa e come taxi per la fidanzata.

Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Marzo 2018, 11:12
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