Roma, ristoranti e bar guidano la rivolta dei commercianti: «Il 18 non riapriamo»

Roma, ristoranti e bar guidano la rivolta dei commercianti: «Il 18 non riapriamo»

di Lorena Loiacono
Meglio restare chiusi, che aprire a queste condizioni. Lunedì prossimo, 18 maggio, la tanto agognata riapertura di bar e ristoranti potrebbe rivelarsi un mezzo flop. 

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CONDIZIONI SFAVOREVOLI. Tanti esercenti assicurano che aprire ora, in queste condizioni, non conviene: troppe le spese per mettersi a norma e pochissimi clienti da accogliere. Anche perché, soprattutto in Centro, con alberghi e molti uffici ancora chiusi chi andrà a mangiare al ristorante? 

LA VOCE DELLA PROTESTA. E così un gruppo di almeno 400 locali riuniti nel movimento “La voce dei locali di Roma”, assicura che nel fatidico lunedì 18 non aprirà i battenti. Per farlo preferisce aspettare addirittura qualche mese. Il movimento si chiama e pone l’accento su diverse criticità nelle nuove regole che incontreranno i ristoranti e i bar: dall’accogliere i clienti con la mascherina al farli accomodare in tavoli chiusi in box di plexiglass con piatti, bicchieri e posate monouso. Il rischio è che si perda il gusto di andare a mangiar fuori. 

NORME INAIL. «Le normative dell’Inail sono inapplicabili per il 90% dei locali tradizionali - spiega Gianfranco Contini, titolare di un ristorante del centro storico e tra i promotori del movimento - le sanificazioni le facevamo anche prima, tutti i giorni, ma non è possibile il distanziamento. La ristorazione è altro, non è solo mangiare: è il piacere di stare insieme, di godersi l’atmosfera. Preferiamo aspettare qualche settimana o anche mese in più che le condizioni sanitarie cambino, ma vorremmo aprire con minimo di normalità. Altrimenti non ha senso». 

SCELTA DOLOROSA. Una scelta difficilissima anche perché, per gli esercenti, si tratta di allungare una chiusura che va avanti da oltre due mesi. Con un danno economico devastante. Basti pensare che a Roma sono oltre 15 mila i bar e i ristoranti per la somministrazione, dove lavorano oltre 40 mila persone. 

NIENTE CIGS. Tutti operatori fermi, in questo momento, e senza cassa integrazione. «Viviamo una fase di grave incertezza per bar e ristoranti – sottolinea Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma - aspettiamo le linee guida precise. Capisco bene tutti quegli operatori che non se la sentono di riaprire visto che le difficoltà sono molte e sono onerose. Siamo esausti dalla chiusura e ora dobbiamo riaprire tra tante difficoltà: bisogna tenere presente che ripartire per noi è vitale. Ogni giorno di chiusura in più, è sempre più difficile».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Maggio 2020, 09:02
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