Oblio fiscale, via dall'anagrafe per non pagare: 400 casi solo a Roma

Oblio fiscale, via dall'anagrafe per non pagare: 400 casi solo a Roma
Per loro il certificato di nascita è «un atto arbitrario, coercitivo, illegale e teso alla schiavizzazione del singolo individuo» e per questo invitano i loro seguaci a cancellarsi dai registri dell'anagrafe per tornare ad essere «legali rappresentanti di se stessi». Con un fine ben preciso: quello di non pagare più le odiatissime tasse. Queste le istanze del 'Popolo Unico', un gruppo di persone che rifiuta la denominazione di setta.

Inutile sottolineare come le richieste di cancellazione dalle anagrafi locali siano istanze utopiche e per nulla accettabile. C'è però un problema da non sottovalutare: negli ultimi anni gli uffici burocratici si sono riempiti di queste richieste, un po' ovunque. Casi del tutto simili, che si erano già registrati in città come Torino e Bologna, ma che negli ultimi anni hanno paralizzato la burocrazia anche all'Anagrafe centrale del Comune di Roma. Dagli uffici di via Luigi Petroselli fanno infatti sapere che questo tipo di richieste è aumentato del 700%, con un passaggio dalle circa 40 richieste annuali alle 400 di oggi. Per presentare questo tipo di richiesta occorre avviare un lungo iter burocratico, con tanto di avvocati (arruolati alla causa, per convinzione o per guadagno) pronti a minacciare indampienze della pubblica amministrazione, pur di ottenere una risposta che è sempre negativa. «Il problema è che tutto questo ci porta via un mucchio di tempo – si sfoga un impiegato dell’anagrafe capitolina a Il Messaggero – Tempo che dovremmo sfruttare per i servizi davvero utili ai cittadini».

Secondo i rappresentanti del 'Popolo Unico', lo Stato renderebbe i cittadini schiavi con la registrazione di nome e cognome sull'atto di nascita, tutto a caratteri maiuscoli. La registrazione all'anagrafe, secondo loro, comporterebbe la creazione di «un soggetto giuridico sotto la giurisdizione statale sulle cui spalle grava una parte di debito pubblico e ingiuste imposizioni fiscali con l'unico fine di rendere in schiavitù». Per liberarsi di questo 'peso' ci sarebbe una sola soluzione: recarsi all'Anagrafe, o al Ministero dell'Economia, e richiedere le autocertificazioni di 'Esistenza in Vita' e di 'Legale rappresentante di se stesso'. O almeno così sostengono i leader e gli adepti di questo strano movimento.

Purtroppo, la questione non è così facile: è Angelo Cremonese, professore di Economia dei Tributi alla Luiss, a spiegarlo. «Non è questione di anagrafe, si può sfuggire al Fisco solo se si è davvero “fantasmi”, cioè nullatenenti», ha chiarito il docente universitario. In soldoni: queste autocertificazioni non servono a niente e l'unico effetto è quello di rallentare ulteriormente l'apparato burocratico delle singole città, specialmente se si considera che in alcuni casi gli stessi individui presentano anche 3-4 istanze all'anno. Anche per questo a Roma si sta pensando ad una soluzione da concordare con la Prefettura: chi insisterà troppo nel chiedere la 'cancellazione dalla schiavitù dello Stato' potrebbe rischiare una denuncia per turbativa della pubblica amministrazione. Staremo a vedere.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Gennaio 2018, 13:22
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