Roma, inchiesta Mondo di mezzo, i giudici: «Solo corruzione, nessuna mafia»

Inchiesta Mondo di mezzo, i giudici: «Solo corruzione, nessuna mafia»
«Va detto che il Tribunale non ha individuato, per i due gruppi criminali (quello costituito presso il distributore di Corso Francia e quello riguardante gli appalti pubblici ndr), alcuna mafiosità 'derivatà da altre, precedenti o concomitanti formazioni criminose». È quanto scrivono i giudici della X sezione penale nelle circa 3000 pagine delle motivazioni della sentenza al processo al «Mondo di mezzo», depositate oggi. Per i giudici «le due associazioni» criminali «non sono caratterizzate neppure da mafiosità 'autonomà».

«Ai fini del reato di cui all'art. 416 bis c.p. è necessario l'impiego del metodo mafioso e, dunque, il reato non si configura quando il risultato illecito sia conseguito con il ricorso sistematico alla corruzione, anche se inserita nel contesto di cordate politico-affaristiche ed anche ove queste si rivelino particolarmente pericolose». Lo scrivono i giudici nelle motivazioni alla sentenza del processo Mondo di mezzo. Per i giudici il metodo mafioso si configura in presenza di «esercizio della forza dell'intimidazione».

«Non è possibile stabilire una derivazione  - scrivono i giudici - tra il gruppo operante presso il distributore di benzina, l'associazione operante nel settore degli appalti pubblici e la banda della Magliana, gruppo criminale organizzato e dedito ad attività criminali particolarmente violente e redditizie che ha operato nella città di Roma, ramificandosi pesantemente sul territorio, oltre 20 anni orsono, tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 90».

Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Ottobre 2017, 12:30
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