Giorgio Borghetti "a occhi chiusi": la commedia-cult 'I Bonobo' al teatro Roma di via Umbertide

Giorgio Borghetti "a occhi chiusi": la commedia-cult 'I Bonobo' al teatro Roma di via Umbertide

di Emiliana Costa
Tre amici disabili amanti degli scherzi e con il pallino per il sesso, a caccia dell'amore non a pagamento. È questa la trama irriverente e scoppiettante della pièce I bonobo, adattamento dell'opera del francese Laurent Baffie. Lo spettacolo, diretto da Virginia Acqua, debutterà questa sera al teatro Roma, dove rimarrà in cartellone fino al 19 novembre. 

A interpretare i tre ragazzacci in stile Amici miei, Gianluca Ramazzotti (direttore artistico dello show) nei panni del muto, Fabio Ferrari, il sordo e Giorgio Borghetti, il cieco. Insomma, una versione rivisitata e corretta delle tre scimmie sagge Non vedo, non sento e non parlo del male provenienti dalla cultura giapponese. E in questo caso il male sarebbero i piaceri della carne. 

«Con la pièce - spiega Giorgio Borghetti a Leggo - parliamo in maniera leggera e ironica del binomio sesso e disabilità. Nell'immaginario collettivo le persone con handicap vengono raffigurate come angeliche e asessuate. I tre protagonisti invece sono tutt'altro che santi e per soddisfare i bisogni carnali ne inventeranno delle belle. In fondo, i bonobo sono una famiglia di scimmie che risolve ogni controversia facendo l'amore».

Sul palco gli amici, stanchi del sesso a pagamento, inventano un escamotage per rimorchiare in Rete tre ragazze - Milena Miconi, Jun Ichikawa e Stefania Papirio - senza far conoscere loro la propria disabilità. «Una volta ottenuto l'appuntamento - continua l'attore romano - con uno stratagemma riusciranno a far parlare il muto, sentire il sordo e vedere il cieco. Il risultato è esilarante». 

Borghetti recita per tutto lo show con gli occhi chiusi: «Mi sono preparato guardando Al Pacino in Profumo di donna. Conosco lo spettacolo al buio, se aprissi gli occhi non ricorderei cosa fare. Consiglio di venire a vedere I bonobo, perché è un'opera che fa ridere a crepapelle, lasciando spazio alla riflessione».
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Settembre 2017, 12:31
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