DNA E CELLE TELEFONICHE
Il gup Natalia Imarisio, accogliendo la richiesta del pm, non ha applicato la continuazione tra i due reati di violenza sessuale come già avvenuto in passate sentenze a Milano, perciò le pene si sono sommate, con il solo sconto previsto dalla scelta del rito abbreviato. Jose Balmore Iraheta Argueta, difeso dall’avvocato Chiara Parisi, ha sempre negato gli abusi fornendo una diversa versione dei fatti e da San Vittore ha inviato due lettere alle vittime chiedendo scusa.
A proposito dell’aggressione sul treno ha cercato di negare la violenza spiegando che all’epoca «avevo appena vent’anni ed ero senza soldi, volevo prendere solo il telefono».
Quanto alla vittima canadese, ha sostenuto di aver male interpretato l’atteggiamento della donna. Lei era uscita prima dell’alba dall’albergo in cui si era fermata a Milano e doveva recarsi alla stazione dei bus di Lampugnano per prendere un pullman diretto a Venezia, ma la metropolitana era ancora chiusa. Così è stata avvicinata da Jose Argueta, che l’ha ingannata proponendosi come conducente a noleggio e lei si è fidata. Ma appena salita sull’auto l’uomo ha puntato in direzione Crescenzago e l’ha portata in uno spiazzo isolato dove l’ha stuprata. La canadese è stata di grande aiuto alle indagini, è riuscita a ricostruire con minuzia il percorso nonostante la città le fosse sconosciuta. Ha messo tutto a verbale nella caserma dei carabinieri della compagnia Monforte e poi è tornata a casa, nel suo Paese. La caccia al violentatore si è conclusa ad Alessandria dove Argueta è stato fermato nell’appartamento che divideva con la compagna colombiana. A inchiodarlo sono stati gli accertamenti degli specialisti del Ris di Parma e il lungo lavoro di analisi delle celle telefoniche. Dopo aver circoscritto la rosa a quattordici contatti, i carabinieri hanno mostrato alla vittima le foto dei possibili sospetti individuando due persone. A questo punto con un prelievo nascosto del dna - isolato su un mozzicone di sigaretta e su una tazzina del caffè - gli investigatori sono risaliti all’aggressore. Argueta è clandestino, non lavora e, nonostante guidi da tempo, non ha la patente. Nel 2011 gli è stata respinta la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Marzo 2018, 21:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA