Carlos Santana, la leggenda della chitarra stasera all'Ippodromo
di Massimiliano Leva
Quando parla della sua chitarra non usa mezzi termini. «È la mia luce, il linguaggio della mia luce. Non serve essere il Papa o il Dalai Lama per fare miracoli. Chiunque lo può fare e più lo sai e più aiuti gli altri a vivere meglio». Parola di Carlos Santana, stasera all’Ippodromo del Galloppo di San Siro per Milano Summer Festival. Lui di miracoli con la sei corde ne ha fatti molti. «Il giorno che salii sul palco a Woodstock pensavo che mi chiamassero per suonare molte ore dopo, così presi mescalina. Quando mi dissero che era il mio turno, arrivai di fronte a tutta quella platea che la mescalina aveva già fatto effetto. Strano da raccontare, eppure tutto andò per il meglio. Era il 1969 e in California non ero nessuno, da qual momento la mia vita cambiò». E ancora: «Un giorno quando ero ancora ragazzo, mio padre, che suonava il violino, mi prese e mi fece sedere nel retro di casa. Cominciò a suonare e un uccello si posò su un ramo lì a fianco e cominciò a cinguettare con lui.