«Voti alle studentesse che fanno meglio sesso», boom di giudizi su WhatsApp: scandalo all'università dopo la denuncia di una vittima

Una studentessa, dopo aver evitato per giorni di percorrere viale delle Scienze per la «vergogna», ha denunciato nel blog Younipa di essere finita nella famigerata lista

«Voti alle studentesse che fanno meglio sesso», boom di giudizi su WhatsApp: scandalo all'università dopo la denuncia di una vittima

di Angela Casano

"Studentesse che fanno il miglior sesso", questo il nome della lista redatta da un dottorando iscritto all'Università di Palermo che circolava ormai da mesi su Whatsapp. È lo scandalo scoppiato in questi ultimi giorni a Unipa, dopo che il blog di informazione Younipa ha pubblicato la notizia, del presunto episodio di sessismo avvenuto nei mesi scorsi in Ateneo, grazie alla denuncia di una delle vittime

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Il viale della «vergogna»

Il 24 novembre scorso una studentessa, dopo aver evitato per giorni di percorrere viale delle Scienze per la «vergogna», ha denunciato nel blog di essere finita in una lista di «studentesse dalle migliori prestazioni sessuali». A redigere questa lista sarebbe stato un dottorando di ricerca del dipartimento di Economia di Unipa, per poi diffonderla attraverso dei gruppi WhatsApp.

L'assemblea d'ateneo

Appresa la notizia, un gruppo di studentesse del Collettivo Medusa ha lanciato un'assemblea d'ateneo: «Episodi come questo ci fanno rendere conto di come uno spazio femminista all'Università sia necessario - dice Anna Taibi, studentessa di Beni culturali - e che l'emancipazione delle donne non sia affatto scontata, nemmeno negli ambienti accademici, tra i banchi dei dottorati, dove prende forma la classe intellettuale di domani, in perfetta continuità con le classi intellettuali stantie e reazionarie di oggi e di ieri. Nel mostrare solidarietà alla collega che sarebbe stata colpita dall'ennesimo episodio di sessismo all'interno dell' Università di Palermo, sentiamo il dovere di puntare i riflettori sull'ambiente accademico che nasconde e protegge, legittimando, chi fa violenza sulle donne».

Il riferimento è alla reazione della governance universitaria alla segnalazione, diffusa attraverso un sito non ufficiale dell’Ateneo. «La loro soluzione è stata quella di accusare di diffamazione la redazione del blog, senza proferire parola in merito ai fatti riportati - continua Taibi -. La mancanza di un dibattito pubblico intorno alla vicenda la rende ancora più grave, genera il rischio che il tutto venga nascosto e normalizzato e che non vengano messi in discussione i rapporti di potere vigenti all’interno del mondo accademico. Non basta istituire prorettorati all'Inclusione, Pari opportunità e Politiche di Genere, non basta inaugurare ogni anno panchine rosse per lavare via le responsabilità dell’ambiente accademico.

Occorre che la comunità accademica si unisca perché non si permetta il verificarsi di cose simili, occorre che lanci un messaggio chiaro alle studentesse, alle ricercatrici, alle professoresse: nessuna di noi deve restare isolata», conclude Taibi.

L'intervento della Prorettrice

Più tardi, sul caso è intervenuta Beatrice Pasciuta, Prorettrice all’Inclusione, Pari opportunità e Politiche di genere, con una lettera: «Nessuna segnalazione è giunta alle strutture di ateneo: né a me in qualità di Prorettrice, né al Rettore, né infine utilizzando il servizio anonimo di whistle blowing di ateneo. Per evitare di passare sotto silenzio una denuncia all’apparenza così grave - prosegue la lettera - abbiamo attivato i nostri canali di indagine, nel rispetto della riservatezza che è dovuta in questi casi. Abbiamo quindi potuto delineare i contorni di una vicenda che, per quanto da stigmatizzare, è di portata assai differente rispetto a quanto segnalato dal blog in questione e poi ripreso in vari siti di informazione. Per evitare di passare sotto silenzio una denuncia all'apparenza così grave, abbiamo attivato i nostri canali di indagine, nel rispetto della riservatezza che è dovuta in questi casi».

La vicenda

«Abbiamo quindi potuto delineare i contorni di una vicenda che, per quanto da stigmatizzare, è di portata assai differente rispetto a quanto segnalato dal blog in questione - scrive la Prorettrice -. Nel mese di febbraio scorso un dottorando di ricerca ha stilato una classifica di sue colleghe di dottorato, in base alla bellezza fisica (o almeno in base al suo personale criterio), che a quanto ci risulta è stata pubblicata su una chat dei dottorandi per pochi minuti, prima di essere cancellata. L'autore di questo atto insulso e idiota è stato individuato e convocato dal Coordinatore del Dottorato, che lo ha rimproverato e severamente ammonito - spiega -. Il dottorando ha allora inviato a tutte le colleghe di dottorato una mail di scuse, nella quale ha chiesto di perdonare il suo comportamento, da egli stesso, giustamente, definito disdicevole e condannabile. Il Coordinatore ha quindi chiesto alle interessate se intendessero procedere con la segnalazione per il provvedimento disciplinare e, non ricevendo indicazioni in tal senso, ha ritenuto di considerare chiusa la vicenda».

«Veniamo adesso accusati di non aver fatto nulla. Addirittura, il Rettore e la governance dell'Ateneo, che nulla sapevano di questi fatti fino ad ora, vengono accusati di complicità e di connivenza, perfino di censura», prosegue la Prorettrice. «Quello che a me non è chiaro - conclude Beatrice Pasciuta - è quale sia il vero scopo di tanto clamore da parte del blog, che ha riportato in maniera distorta e parziale gli avvenimenti, senza preoccuparsi, come è dovere di chi fa informazione, di verificare la correttezza di quanto riportato nella lettera anonima. Se tale lettera davvero esisteva».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Dicembre 2022, 13:41
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