Il gip Angelo Pezzuti nella sua ordinanza annota che Carlo Espadafor stava criticando «espressamente la reticenza dei colleghi commissari nell'indicare i nominativi dei candidati che ciascuno di loro desidera sia abilitato». Se tutti i commissari avessero detto le rispettive preferenze «da subito e sinceramente», scrive il gip, «il negoziato, lo scambio dei voti, sarebbe subito avvenuto e tutto sarebbe terminato prestissimo». Invece, proprio il commissario Espadafor si lamenta del fatto che ciò non sia accaduto.
Il professore spagnolo Espadafor diceva nella stessa intercettazione: «Tutto è vestirlo tutto elegantemente, di criteri... 'Insomma, senti, decidiamo i nomi poi aggiustiamo i criterì». Il gip Pezzuti considera che in questa situazione di stallo «il mercanteggiamento non è potuto iniziare subito e non si è svolto rapidamente perché i commissari sono stati ipocriti, hanno voluto, anche tra di loro, mascherare le loro intenzioni facendo riferimento a criteri di merito». Dice sempre Espadafor nell'intercettazione: «È questo il problema: che Di Pietro (agli arresti domiciliari da ieri, ndr) parla così, sembra che sia sempre dentro la legalità, i giudizi, la formalità, ma invece in fondo...».
Il professor Tosi, successivamente, in un'altra telefonata a Lorenzo Del Federico spiega: «Perdono un sacco di tempo perché Di Pietro apparentemente la mette sui principi, capito?, sui criteri generali, ma in realtà è tutto finalizzato a ostacolare», «però si sta rendendo conto che ormai non riesce a bloccare tutti i lavori e cerca di portare a casa qualcosa...».
Su Espadafor il gip Pezzuti si è riservato di decidere una misura all'esito dell'interrogatorio, mentre Tosi e Del Federico, entrambi indagati, sono stati interdetti dalla docenza universitaria per 12 mesi.
RUSSO, "LAROMA UNO STR... MA VALE IL DOPPIO" «Laroma è un... sul piano umano, è uno stronzo, ma a me non me ne frega nulla», «io distinguo i piani umani con il piano scientifico e della meritocrazia», «Laroma come intelligenza e come laboriosità vale il doppio di tutti quelli che hanno fatto» il concorso «l'altra volta e vale il doppio di tutti gli aspiranti associati che oggi partecipano a questa tornata, non c'è dubbio»: così, in una conversazione intercettata il 4 aprile 2015 nell'inchiesta il professor Pasquale Russo, tra gli indagati, parlando a un membro della commissione giudicatrice del Miur, professor Adriano Di Pietro (università di Bologna), arrestato ieri dalla GdF.
Dalla denuncia di Jezzi Philip Laroma, che registrò col telefonino colloqui-chiave per l'inchiesta, sono partite le indagini. In questa stessa conversazione il professor Adriano Di Pietro condivide il giudizio dell'altro luminare riguardo al ricercatore italo-inglese Philip Laroma Jezzi che il sistema di spartizione delle cattedre universitarie, aveva escluso dai concorsi a favore di altri con meno titoli di lui.
«Vai a leggere i libri di Laroma non solo ma continua, vedo, a scrivere sul Corriere, sulla Rivista - proseguiva il professor Russo - Articoli anche grossi, di 40 pagine, 30 pagine, cioè un uomo che segue, una persona che, cioè, non una persona che vuole soltanto arrivare a guadagnar soldi, a apparire, a comparire...». Russo mostra di riconoscere il valore di Laroma, annota il gip Angelo Pezzuti, anche se lui stesso gli aveva spiegato i motivi per cui si sarebbe dovuto ritirare dal concorso per l'abilitazione scientifica a favore di altri. Ma Philip Laroma Jezzi registrò i colloqui nello studio di Pasquale Russo e li portò alla guardia di finanza quando decise di fare denuncia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Settembre 2017, 19:38
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