Panificio con 350mila euro mai dichiarati. «Dal Covid alle banche, ecco perché ho evaso le tasse»

Mai uno scontrino fin dal giorno dell'apertura. Scoperto dopo un'indagine della Guardia di Finanza

Panificio con 350mila euro mai dichiarati. «Dal Covid alle banche, ecco perché ho evaso le tasse»

Mai uno scontrino, fin dal giorno dell'apertura. E così ha collezionto tasse evase per circa 350mila euro. È quanto scoperto dalla guardia di finanza durante alcuni controlli nell'Alto Polesine. A finire sotto i riflettori un panificio che non ha mai presentato in tre anni alcuna dichiarazione fiscale. E non avendo istituito alcun registro contabile i finanzieri della Tenenza di Lendinara, coordinati dal Gruppo di Rovigo, hanno dovuto raccogliere in diversi modi una cospicua mole di dati grazie ai quali è stato determinato il reale volume d’affari dell’impresa, quantificato in circa 350mila euro, con la conseguente imposta sul valore aggiunto mai versata. Gli atti della verifica sono ora a disposizione degli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Rovigo per il recupero dei tributi evasi e l’irrogazione delle sanzioni.

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Il panificio è stato aperto nel 2019

Stando a quanto riportato dalle Fiamme Gialle, l'esercizio commerciale è stato aperto nel 2019 nella provincia di Rovigo e in questi lunghi anni di lavoro non solo ha collezionato un buon giro di clientela, ma soprattutto non ha mai emesso uno scontrino fiscale. Il fornaio dunque ha evaso il fisco sin dall'apertura arrivando a nascondere incassi per circa 350mila euro nel periodo d'imposta che va dal 2019 al 2021. Ad accertarlo è stata la guardia di finanza durante alcuni controlli che, grazie all'incrocio dei dati, hanno fatto emergere l'evasione fiscale.

Il racconto

Appesa alla parete del Panificio Lavezzo di Badia Polesine c’è una vecchia foto che ritrae due uomini sorridenti, in posa davanti al forno. «Quello a sinistra è mio padre.

Quando vado a trovarlo al cimitero, gli dico: papà, ho combinato un casino…». Ti aspetti un commerciante cinico e spietato, il principe dell’evasione, il nemico giurato del registratore di cassa. E invece ti ritrovi di fronte un omone con gli occhi lucidi e le mani sporche di farina, che ripete che gli dispiace, che ha sbagliato, che non lo farà mai più. Certo, poi prova pure a giustificarsi dietro alle disgrazie che gli hanno segnato la vita, ai lutti, alla sfortuna, perfino al Covid «che ha messo in ginocchio gli affari», e vai a capire se le cose siano andate davvero così, o se – almeno in parte – stia recitando un copione buono a muovere a compassione la clientela ma non certo l’Agenzia delle entrate. «Chi li ha mai visti 350 mila euro?» Ovunque stia la verità, eccolo, il panettiere smascherato dalla guardia di finanza di Rovigo: dal 2019 al 2021 non ha presentato alcuna dichiarazione fiscale, mai un soldo di Iva. E per non pagare le tasse arrivava a emettere una raffica di scontrini con importi da zero-virgola. Un «giochino» che per anni gli ha permesso di sparire agli occhi dell’erario: le famiglie facevano la spesa, lui incassava, e intanto lo Stato rimaneva a bocca asciutta. Le Fiamme gialle hanno ricostruito il volume d’affari del negozio, scoprendo che avrebbe evaso introiti per circa 350 mila euro. «È vero, purtroppo» ammette il negoziante. Si chiama Emanuele Lavezzo, ha 51 anni, panettiere da due generazioni. E ora, è sull’orlo del fallimento. «Il negozio è finito all’asta, ho avuto dei problemi con le banche.


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Giugno 2023, 17:47
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