Notre-Dame incendio, la speranza dal restauratore italiano: «Si potrà ricostruire tutto»

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Tornò sette anni più tardi «com'era e dov'era» il teatro La Fenice di Venezia dopo l'incendio della notte del 29 gennaio 1996, che oggi è parso rivivere nelle drammatiche immagini di Notre Dame avvolta dalle fiamme. Fatte le debite proporzioni, per il simbolo religioso, anche quello del Teatro di Venezia fu uno choc che dall'Italia si allargò al mondo. Un dolore aumentato dal fatto che l'incendio della Fenice fu certamente doloso: durante opere di manutenzione, anche in quel caso, ma provocato da due elettricisti (poi condannati) che volevano evitare il pagamento di una penale per i ritardi della loro impresa. Numerosissime furono le polemiche sulla ricostruzione del Teatro, tra scandali e nuove gare d'appalto. Ma alla fine, il 14 dicembre 2003, la Fenice rinacque dalle ceneri, con un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti. Sono stati necessari esattamente 630 giorni all'impresa che si aggiudicò la ricostruzione per restituire il teatro alla città.

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Uno dei protagonisti del progetto fu lo scultore e mascheraio veneziano Guerrino Lovato, che con la sua ditta, ed altre di supporto, rifece completamente la cavea della Fenice, tutta il legno, stucchi e cartapesta. «Il teatro che ora si vede - spiega Lovato - è per gran parte di cartapesta, e per il 20% in legno, anche i palchi.
Sì, perchè deve essere come un 'violino' che suona». Le uniche parti in gesso sono le Neridi, le statue più in alto, e i putti del palco reale. L'impresa era quella di «ricostruire un teatro antico», senza che vi fossero foto delle decorazioni del '700, o un 'sostituto' grafico a parte. Così Lovato ha realizzato prima i disegni di quelle decorazioni e quegli stucchi, «180 metri quadri di disegni, per riportare sul piano ciò che doveva essere ricreato tridimensionalmente». Quindi sono stati prodotti i calchi, in creta o in gesso, delle decorazioni da rifare. «In un solo anno - ricorda - abbiamo rifatto da capo 300 metri di ornati, e 12 figure».

 
 


«Non una copia - sottolinea Lovato - nè un falso: il compito era quello di 'evocarè il teatro precedente». Anche perchè il fascino della patina del tempo è un'atmosfera che solo il tempo può restituire. Per Lovato è difficile un paragone tra Fenice e Notre Dame. «Qui c'era soprattutto legno e cartapesta, a Parigi c'è una cattedrale fatta di pietra e marmi, c'è sicuramente una documentazione fotografica dettagliata, si potrà rifare tutto». «Anche perchè - conclude - i francesi non hanno il tabù di noi italiani. Loro non hanno timore in questi casi a rifare le cose antiche esattamente in stile».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Aprile 2019, 22:12
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