Lavoro, in ufficio regna il "gender gap": donne più titolate, ma solo il 41% ha incarichi di direzione

Nella pubblica amministrazione al comando ci sono gli uomini

Lavoro, in ufficio regna il "gender gap": donne più titolate, ma solo il 41% ha incarichi di direzione

di Lorena Loiacono

Il capo? È sempre l’uomo. Niente da fare, l’Italia non riesce proprio ad uscire da questo cliché. Neanche a colpi di titoli di studio. Basta dare un’occhiata ai dati di una ricerca del Centro Studi Enti Locali, elaborata sui numeri della Ragioneria dello Stato del 2021, per vedere che negli uffici comunali, provinciali e regionali nonostante ci sia una maggiore presenza di donne laureate, ai vertici spicca invece una maggiore presenza di uomini: le laureate sono quasi il doppio rispetto ai colleghi uomini, ben 102.675 femmine contro i 50.831 maschi, ma rivestono solo il 41% dei ruoli di maggiore prestigio e responsabilità.

I conti, dunque, ancora una volta non tornano. Osservando i dipendenti degli enti locali nel complesso, si vede come solo uno su tre degli oltre 490mila è andato oltre il diploma raggiungendo almeno una laurea triennale. Ma considerando il sesso la quota varia, di molto: nel caso delle donne la percentuale delle laureate sale al 37% mentre nel caso degli uomini i laureati scendono al 27%. Eppure i ruoli di maggior peso sono affidati in maggiore quota ai dipendenti di sesso maschile: nel 59% dei casi. È così in tutta Italia, non ci sono regioni infatti in cui i ruoli apicali sono ricoperti prevalentemente da donne.

Ad avere il maggiore gender gap è però il Trentino-Alto Adige dove ci sono 7 dipendenti su 10 di sesso femminile ma gli uomini siedono ai posti di comando nel 58% dei casi. Segue il Veneto dove il 60% dei dipendenti è donna ma il 65% dei dirigenti, segretari e direttori generali è uomo. Le uniche Regioni che hanno una maggiore percentuale di donne nei posti di comando, sempre comunque meno degli uomini, sono l’Abruzzo, il Molise e l’Emilia Romagna: le pubbliche amministrazioni locali con più dirigenti donna sono quelle abruzzesi, con il 48% di donne, il Molise e la Valle d'Aosta con il 47%, l’Emilia Romagna con il 46% e la Calabria, la Campania e la Liguria con il 45%. A seguire il Friuli Venezia Giulia, il Lazio e la Lombardia hanno il 43% di donne al comando, il Trentino Alto Adige e la Sardegna il 42%, la Basilicata e il Piemonte il 41%, l’Umbria il 40% e la Puglia il 39%. Fanalino di coda sono le Marche e la Toscana con il 38% di dirigenti donne e la Sicilia e il Veneto, dove i ruoli apicali sono stati assegnati alle donne solo nel 35% dei casi, anche se in entrambe le regioni più del 60% dei dipendenti è donna. La tendenza è chiara e non sembra voler cambiare rotta: basti pensare che nel 2011 il 53% della forza lavoro nelle pubbliche amministrazioni locali era composta da donne ma gli veniva assegnato solo il 38% dei posti di comando. Nel corso degli anni, non si sono raggiunti grandi cambiamenti: per le donne i ruoli di leadership sono ancora off limits.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Marzo 2024, 08:07