La risposta dei napoletani agli insulti razzisti dopo il terremoto a Ischia: «Non avrai mai un figlio come Ciro»

La risposta dei napoletani agli insulti razzisti dopo il terremoto a Ischia: «Non avrai mai un figlio come Ciro»

di Giampaolo Porreca
Il terremoto di insulti e stupidaggini che ha colpito via Facebook Ischia ha ovviamente suscitato indignazione e condanna nelle istituzioni pubbliche dei sei comuni dell'isola verde. Con sfumature, peraltro, diverse, dalla censura alla nonchalance, di fronte a una affermazione davvero patetica ed indegna come «aspettavamo il Vesuvio, ma ci va bene anche il terremoto». Gianluca Trani, consigliere comunale di Ischia, sottolinea come gli ischitani abbiano risposto in ben diverso modo, di fronte ad altre sciagure nazionali. «Io personalmente, quando ci fu la tragedia di Amatrice il 24 agosto 2016, mi attivai con un gruppo di conterranei a portare il nostro sostegno alle popolazioni cosi drammaticamente colpite. Questo, del linciaggio del web, è un linguaggio da stadio, che alle calamità davvero non si addice, ed amareggia doppiamente le vittime e chi vive un territorio come il nostro, ben noto nel mondo per l'ospitalità alberghiera e la disponibilità. E francamente sarebbe davvero decoroso abbassare i toni, al cospetto del dolore altrui».



E Paolino Buono, medico ed ex sindaco di Barano, sottolinea la sua indignazione, con una dose di ironia. «Sono voci inascoltabili - dichiara Buono - di irresponsabili cui soltanto il web può dare ospitalità, nella sua anarchia. Purtroppo nessuno può impedire che l'idiozia di certe persone continui ad offrire in siffatta guisa il peggio di sè, e noi di Ischia siamo di contro consapevoli di quanto affetto reciproco si stabilisce ogni estate fra il turista e l'operatore ischitano. Come politico, come medico, ed in assoluto come persona umana, non degnerei di attenzione queste esternazioni». In una sorta di condanna al silenzio, come boomerang, per le offese postate.



Per fortuna ci pensa un'altra voce anonima, sempre sui social, a riportare equilibrio. «Mi chiamo Ciro, ho 11 anni e ho salvato mio fratello. E tu che fai il tifo per il terremoto non potrai mai mettere al mondo un bambino con il coraggio e la forza che ho avuto io». Il mesaggio corre sui social, attraverso migliaia di condivisioni.

Giovanbattista Castagna, il primo cittadino di Casamicciola, così duramente provata, è di una nitidezza assoluta: «Io, in questo momento, da primo cittadino di Casamicciola, sono innanzitutto orgoglioso della abnegazione, dell'opera instancabile dei soccorritori che hanno fatto l'impossibile e con cui tutti abbiamo condiviso l' emozione di quei bambini estratti feriti, ma vivi, dalle macerie... Il resto, le offese dal web, non sono materia che appartiene a questo contesto, gli insulti ed il razzismo lasciamoli agli stadi di calcio. E d'altronde, noi ischitani siamo e saremo sempre generosi con gli altri, stranieri ed italiani, lo sa il mondo intero che trascorre qui le vacanze». E sembra quasi voler trasmettere, il sindaco di Casamicciola - «sono orgoglioso di essere ischitano ed italiano» - un messaggio di fraternità evangelica. «Perdona loro che non sanno quello che fanno» anche se solo di insulti sul web si tratta. Con il cuore e in mano, per una vita che ritorni al comando dal mondo delle pietre, in segno di pace, una emblematica ginestra dell'Epomeo.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Agosto 2017, 20:17
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