La crisi in Medio Oriente sembra sempre più vicina al punto di non ritorno. L’Iran manda l’avvertimento ai suoi nemici giurati, Israele e Stati Uniti: «Ormai tutto è possibile. L’intera regione sarà fuori controllo se non si mette fine al genocidio nella Striscia di Gaza». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian nel corso di una conferenza stampa con il capo della diplomazia sudafricana.
In realtà un conflitto sotterraneo tra Tel Aviv e Teheran è già aperto. Raid notturni israeliani hanno colpito e messo fuori uso gli aeroporti internazionali di Damasco e Aleppo, in Siria, dove secondo l’intelligence gli Hezbollah hanno depositi di armi. E le postazioni delle milizie filo iraniane sono di nuovo state colpite nel sud in Libano. La tensione è alle stelle ai confini Nord di Israele: ieri l’esercito ha disposto l’evacuazione di altri 14 kibbutz a ridosso del confine con il Paese dei cedri minacciate dai razzi degli Hezbollah. Già la settimana scorsa è stata avviata l'evacuazione di 28 altre comunità.
Il premier Benyamin Netanyahu ha minacciato «conseguenze distruttive per gli Hezbollah e per il Libano» se la milizia filo-iraniana decidesse di scatenare una guerra piena contro Israele. «Ancora non sappiamo se gli Hezbollah siano intenzionati ad andare ad un conflitto totale - ha detto il premier, durante un sopralluogo al confine nord - ma se lo facessero, per loro sarebbe un errore fatale. Li colpiremmo con una potenza che nemmeno si immaginano, con conseguenze distruttive per loro e per lo Stato del Libano».
Mentre l’intera area è sempre più una polveriera, Israele procede con la fase uno della sua offensiva contro Hamas. Oltre a bombardare obiettivi nella Striscia, ieri i raid hanno colpito anche la Cisgiordania. È stata centrata la moschea di al- Ansar, in un campo profughi di Jenin. Secondo le fonti militari israeliane, sotto la moschea c’era un bunker «usato dai terroristi come centro di comando per pianificare attacchi».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Ottobre 2023, 06:00
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