Emergenza senza fine, ecco chi sta incediando la Campania

Emergenza senza fine, ecco chi sta incediando la Campania

di Leandro Del Gaudio
Sono loro, sempre loro: quelli che hanno interesse ad entrare nell’affare delle bonifiche e che ora scalpitano per accedere ai progetti. Quali? Quelli della Regione, che non mancheranno: i progetti per ripulire quei 150 ettari di bosco distrutti, dati alle fiamme, grazie a una sapiente regìa che tiene legati la piazza e segmenti del Palazzo, mondi diversi che si abbracciano quando l’ennesima sciagura si abbatte su Napoli e dintorni. Sono loro, sempre loro, manodopera d’assalto al patrimonio naturalistico che ha reso celebre il Vesuvio nel mondo. Sono loro: frange di disoccupati organizzati, ex lavoratori a progetto rimasti da mesi esclusi dai finanziamenti e improvvisamente blanditi da qualcuno che ha interesse a risistemare le cose. Oggi hanno acceso le fiamme e hanno distrutto presente e futuro del paesaggio naturale, domani li vedremo lì sul posto: con il kit dell’emergenza, a ripulire dai detriti, a bonificare territori, a piantare nuove specie di vegetazione, a fare le sentinelle del territorio. E a picchettare ogni intervento dello Stato che non preveda un loro impiego, una loro assunzione diretta sul campo. Non in un futuro remoto, ma appena saranno svanite le fiamme, appena il vento tornerà basso, appena sarà necessario battere cassa per risolvere la nuova emergenza che mancava.
 


Eccola la pista battuta dalla Procura di Napoli, al centro delle indagini che tengono da oggi saldamente collegate le Procure di Nola e di Torre Annunziata, in uno scenario investigativo che ha macinato passaggi investigativi decisivi. A lavoro gli uomini della forestale del comandante Sergio Costa, ci sono piste e moventi ben definiti in una informativa trasmessa in queste ore all’autorità giudiziaria. Conoscono le sigle e le strategie di lotta, gli inquirenti non navigano a vista. Ma partiamo dai fatti, prima di approfondire le piste seguite in queste ore. A distanza di quindici giorni dalle prime fiamme, sono stati rinvenuti tre focolai, tre inneschi: uno a Ottaviano, uno a Ercolano e un altro a Torre del Greco. E non è tutto: i carabinieri forestali conoscono anche il sistema usato per appiccare le fiamme, che consentirà - come in ogni giallo che si rispetti - di risalire alla mano dell’assassino, alla regìa della devastazione. Una regìa unica, sembra di capire, che va tenuta ben distinta da quanto avvenuto in altre zone dell’area metropolitana, come Ischia o gli Astroni, come Posillipo o Pianura. Ancora qualche numero: su 1500 ettari di bosco protetto dall’Ente parco del Vesuvio, sono andati distrutti 150 ettari. La più grande sciagura boschiva che si è abbattuta in Italia. Divorato l’equivalente di 150 stadi San Paolo messi assieme, per intenderci. Un disastro «dalla chioma alla chioma» - altro record negativo - che ha allertato gli inquirenti sin dalle prime battute: le fiamme si sono diffuse dalla chioma di un albero all’altro, tanto erano alte.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Luglio 2017, 08:59
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