Uccise a coltellate il datore di lavoro che la molestava: colf condannata a 8 anni. «Non è stata legittima difesa»

L'avvocato della donna era anche riuscito a ottenere una perizia psichiatrica sull'imputata, alla luce di due tentativi di suicidio

Uccise a coltellate il datore di lavoro che la molestava: colf condannata a 8 anni. «Non è stata legittima difesa»

di Redazione Web

Non è legittima difesa. Questo è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione sull'omicidio di Antonio Amicucci, avvenuto a Novara. Il 68enne era stato accoltellato per 13 volte dalla sua badante Mide Ndreu, di 52 anni, ora ai domiciliari, dopo delle avances sessuali. La donna aveva presentato ricorso in Cassazione ma si è vista confermare la condanna a otto anni, sulla base del fatto che l'accoltellamento mortale non può essere considerato un tentativo di legittima difesa. A riportarlo è La Stampa.

La storia

Il 24 novembre 2021, dopo l'ennesima avance sessuale, la colf avrebbe impugnato un coltello da cucina per poi colpire 13 volte e uccidere l'uomo. Arrestata dai carabinieri di Novara, la donna aveva subito parlato delle molestie subite, giustificando l'accoltellamento come legittima difesa ed evidenziando di aver reagito d'impeto.

L'avvocato della donna era anche riuscito a ottenere una perizia psichiatrica sull'imputata, alla luce di due tentativi di suicidio (prima tentando di impiccarsi e poi ingerendo della candeggina). La perizia psichiatrica aveva escluso però l'infermità mentale, sostenendo che la donna era capace intendere e volere: «Mide Ndreu vive certamente una situazione di disagio e di problematiche psicologiche, ma queste non hanno rilevanza dal punto di vista processuale», aveva scritto il perito.

La condanna

La procura generale della Cassazione, mercoledì 28 febbraio, aveva chiesto l'annullamento della condanna per omicidio volontario con rinvio a un'altra corte d'Appello, proprio per valutare la sussistenza della discriminante della legittima difesa. La donna, assistita dall'avvocato Giuseppe Ruffier, ha sempre detto che non era sua intenzione ammazzare l'uomo per cui lavorava: «Lui voleva molestarmi e io mi sono difesa».

L'imputata era stata condannata a 16 anni e mezzo di reclusione in primo grado, con giudizio abbreviato, pena poi dimezzata lo scorso anno in Appello a Torino con la concessione dell'attenuante della provocazione e delle circostanze generiche.

Ora è arrivata la conferma della condanna a 8 anni.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 1 Marzo 2024, 14:58
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